“Che cos’è il Genio?
È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione”
Così si esprimeva il Melandri, nel capolavoro cinematografico Amici Miei di Monicelli.
Un bel giorno, su di un muro della periferia della mia città, una ignota mano, credendo di poter rendere in contemporanea una informazione interessante al pubblico, ed un servizio commercial-pubblicitario a sé stessa, scrisse la fatidica frase: “AD AVOLA C’È IL KARTODROMO!”, convinta che così avrebbe attirato nel piccolo centro a sud di Siracusa, ben più noto per le mandorle e per il vitigno che da quel paese prende il suo nome, frotte intere di aspiranti Shumaker.
Non passarono che poche ore, che un’altra mano, anch’essa ahimè rimasta ignota in danno delle generazioni di ammiratori contemporanee e successive, vergò sotto quell’esortazione una frase sferzante, laconica e definitiva. Il buontempone, con l’efficacia devastante che solo il dialetto può offrire, si premurò di informare il precedente grafomane murale che la notizia da lui fornita era di tale viscerale interesse, che avrebbe immediatamente praticato – ed esortato tutti a praticare – uno sfrenato autoerotismo onanistico.
L’efficacia dissacrante della possente presa per il culo fu potente, oserei definirla memorabile, storica, definitiva. Tanto da entrare ben presto nel linguaggio comune di una generazione. In breve, per rispondere a chiunque portasse una notizia del tutto irrilevante, insignificante, di nessun interesse, nella mia città, si usava rispondere: “Ad Avola c’è il kartodromo!”, lasciando sottintesa la laconica e sferzante chiosa a margine.
Oggi quel muro non c’è più. E non c’è più quella scritta.
Ma c’è ancora una generazione che usa quella espressione, quando ci sarebbe da rispondere “E che c’è di interessante?”, “Nun me ne po’ fregà de meno!”.
Già i miei figli non sanno cogliere l’efficacia disarmante di quella risposta. Mi chiedono, semmai, cos’è il kartodromo e dov’è.
Tutto passa: panta rei!
Avranno presto, o hanno già avuto simili espressioni idiomatiche, proprie del nuovo tempo che avanza? Forse. Ma l’efficacia apocalittica, dirompente, deflagrante di quella sentenza murale rimane ancora oggi, per me, vetta ineguagliabile, sublime consacrazione di un genio anonimo ed immortale.
Ognuno di noi è convinto di avere storie, aneddoti, riflessioni interessanti da rivelare. Io non faccio eccezione, anzi, a lungo mi sono preso fin troppo sul serio in questo campo. Tanto da pensare, anzi da sentire il dovere di scrivere e pubblicare i miei pensieri, le mie riflessioni, i miei racconti.
E questo nuovo lavoro non ha fatto eccezione, finché sono andato avanti con la scrittura, ma prima di darvi una forma e, soprattutto, prima di decidere come intitolarlo.
Poi, ho maturato una piacevole, quanto irritante consapevolezza: e se non gliene fregasse niente a nessuno?
Ogni tanto, specie quando mi innamoro particolarmente di ciò che sto scrivendo, mi sembra di passare davanti a quel muro, dove immancabilmente lanciavo uno sguardo, pur sapendo a memoria cosa vi avrei letto:
AD AVOLA C’È IL KARTODROMO!
(E uora n’a ….)