Oggi si è tenuta la prima assemblea nella zona industriale di Siracusa, convocata dal settore Industria della Cisl locale per affrontare il delicato tema del futuro del polo industriale
L’incontro ha avuto luogo nello spiazzale della ex mensa presso la portineria ovest di Versalis e ha visto una grande partecipazione dei lavoratori.
Questo evento è il primo di una serie di confronti voluti dalla Cisl per mobilitare tutte le azioni necessarie in difesa della zona industriale, gravemente minacciata dalle recenti decisioni industriali. Le questioni aperte che coinvolgono grandi attori industriali come Sasol, Isab e IAS hanno messo in evidenza rischi significativi per il futuro di questo che è il più grande polo energetico d’Europa.
La Cisl lancia un appello chiaro: è necessario un progetto di rilancio industriale affinché il polo di Siracusa non diventi il più grande “deserto industriale” d’Europa. “Vogliamo risposte urgenti sugli interventi di riconversione attraverso una transizione socialmente giusta,” hanno dichiarato i rappresentanti sindacali.
Durante l’assemblea, i segretari Alessandro Tripoli (Femca), Nunzio Turrisi (Filca), Angelo Sardella (Fim), Giuseppe Giansiracusa (Flaei), Teresa Pintacorona (Fisascat) e Alessandro Valenti (Fit) hanno ribadito l’impegno della Cisl nel richiedere al Governo un intervento decisivo nel piano di riconversione proposto da ENI. Tra le richieste principali vi sono il mantenimento dei livelli occupazionali e la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.
La Regione è chiamata a giocare un ruolo di primo piano: si richiede infatti un serio piano industriale che garantisca un futuro economico stabile e prospero per la provincia di Siracusa.
Con questo evento, la Cisl dà il via a un percorso di collaborazione con i lavoratori del settore industriale, che proseguirà nei prossimi giorni con incontri programmati insieme agli operai di Sasol, Sonatrach e delle aziende dell’indotto.
Miozzi (Uilm Siracusa): “Sì alla mobilitazione del 12 novembre”
“Troppe criticità per la zona industriale, sì allo sciopero. Siamo pronti a scendere in campo il prossimo 12 novembre”. A dichiararlo è Giorgio Miozzi, segretario generale provinciale della Uilm Siracusa, che, dopo l’ultimo incontro del settore industria, torna a esprimere con forza la sua preoccupazione. “Si sta giocando con il futuro di tanti lavoratori e delle loro famiglie,” afferma Miozzi, sottolineando uno scenario inquietante per il polo industriale siracusano.
Miozzi critica il piano ENI, che prevede la chiusura degli impianti dichiarati in perdita e un investimento di circa 2 miliardi per la transizione energetica. “Troppe volte abbiamo ascoltato dichiarazioni senza seguito. Non possiamo correre questo rischio.”
I problemi che affliggono la zona industriale sono numerosi, secondo Miozzi: gli impianti di cogenerazione Isab, ad esempio, sono attualmente fermi, causando enormi disagi alle aziende metalmeccaniche, di servizi e trasporti, costrette a fermarsi a loro volta. “E se si fermano queste aziende, si fermano anche i lavoratori. Come pensano possano vivere tutte le famiglie coinvolte?” domanda il segretario, preoccupato per l’inevitabile calo dei livelli occupazionali.
A peggiorare la situazione, ci sono contratti a termine non rinnovati e aziende che hanno mandato il personale in ferie forzate. “Tutto ciò non può non essere preoccupante”, sottolinea Miozzi, che punta il dito anche contro il Governo, poiché Eni, essendo a partecipazione statale, coinvolge anche le autorità nella responsabilità delle scelte fatte.
“È necessaria una transizione energetica con gli impianti attivi, che permetta uno sviluppo sostenibile del polo industriale e del territorio, utilizzato fino a oggi da grandi aziende che hanno beneficiato di ampi margini di profitto. Ora devono dare priorità ai lavoratori,” continua Miozzi.
Da qui l’appello a una grande manifestazione e allo sciopero del prossimo 12 novembre, un segnale forte per esprimere dissenso contro una politica che rischia di causare la morte della zona industriale e di lasciare sul lastrico decine di migliaia di lavoratori.