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Aggiornato al 03/03/2025 - 00:52
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Report indaga su Lukoil e IAS, la trasmissione rivela manipolazioni delle analisi e sversamenti in mare

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La trasmissione di Rai 3 rivela manipolazioni delle analisi e sversamenti in mare. A rischio il futuro del polo che produce un terzo della benzina italiana

L’ultima puntata della stagione di Report, il noto programma d’inchiesta di Rai 3, ha acceso i riflettori su un’emergenza ambientale e industriale che rischia di mettere in ginocchio il polo petrolchimico di Siracusa, il più grande d’Italia. Al centro dell’inchiesta: la vendita dello stabilimento Isab-Lukoil, le gravi accuse di inquinamento marino e atmosferico e la gestione dei depuratori.  L’inchiesta dal titolo “Il mare è come l’olio” di Manuele Bonaccorsi,  affronta il potenziale disastro ambientale e industriale che minaccia il più grande petrolchimico italiano nella provincia di Siracusa. L’indagine esamina le controversie legali riguardanti il depuratore IAS, sequestrato nel 2022, e un altro impianto gestito dal petrolchimico Isab, accusato di manipolare le analisi sugli scarichi in mare, causando gravi inquinamenti marini e atmosferici. Si indaga pure sulla proprietà dell’impianto, passato dai russi di Lukoil a un fondo cipriota, e sui traffici di petrolio russo nelle acque internazionali antistanti: le pratiche che potrebbero violare le sanzioni e provocare disastri ambientali.

Lukoil e il passaggio di proprietà: chi ha comprato?

Dopo le sanzioni imposte dalla comunità internazionale contro il petrolio russo, Lukoil ha ceduto lo stabilimento Isab a un fondo cipriota. Ma chi c’è davvero dietro questa operazione? Report ha analizzato i dettagli della transazione, evidenziando i rischi per l’occupazione e per la sicurezza industriale del polo siracusano, che produce un terzo della benzina italiana.

Depuratori nel mirino: accuse di inquinamento e analisi falsificate

L’inchiesta di Report ha portato alla luce nuove rivelazioni sul depuratore consortile IAS, già oggetto di indagini della magistratura. Non è il solo sotto accusa: anche il depuratore gestito dal petrolchimico Isab sarebbe stato coinvolto in manipolazioni delle analisi sugli sversamenti in mare, con pesanti ripercussioni per l’ambiente.

Secondo le indagini, l’impianto avrebbe falsificato i dati sulle emissioni per mascherare l’inquinamento marino e atmosferico, danneggiando l’ecosistema costiero e mettendo a rischio la salute pubblica.

Un disastro ambientale e industriale senza precedenti

L’inchiesta di Report ha raccolto testimonianze e documenti esclusivi che confermano come il polo industriale di Siracusa sia a un bivio tra sviluppo economico e crisi ambientale. La chiusura o il ridimensionamento degli impianti metterebbero a rischio migliaia di posti di lavoro, mentre le conseguenze ambientali potrebbero essere irreparabili.

Le telecamere di Report sono arrivate a  Marina di Melilli, un ex paesino di pescatori distrutto negli anni ‘60 per far spazio al polo petrolchimico di Priolo, in provincia di Siracusa.

Nelle acque prospicienti la costa si trova l’impianto TAS, realizzato per trattare i reflui industriali della raffineria ISAB. Tuttavia, le analisi di laboratorio condotte da Report su alcune pietre raccolte sulla riva hanno rivelato dati allarmanti: una media di 6130 ppm di idrocarburi, sei volte oltre il limite di legge. Questi sassi, per la normativa vigente, sono considerati rifiuti speciali.

L’inquinamento dell’area non è passato inosservato alla magistratura: la Procura della Repubblica di Siracusa ha avviato un’indagine sullo scarico industriale, e secondo una relazione tecnica dell’ingegnere Polizzi, l’impianto TAS è una vera e propria bomba ecologica.

 

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