La CGIL denuncia: “A Siracusa non c’è nulla da festeggiare, ma molto per cui indignarsi. L’8 e 9 giugno si vota per cambiare”
Lavoro a Siracusa, oggi più che mai, è sinonimo di precarietà, salari insufficienti e mancanza di sicurezza. È questo il quadro che emerge dal comunicato diffuso dalla CGIL in occasione del Primo Maggio, in cui si denuncia una situazione sempre più difficile per i lavoratori siracusani.
Il Segretario Generale della CGIL di Siracusa, Roberto Alosi, ha affermato senza mezzi termini: “Quest’anno il Primo Maggio cade in un tempo in cui non c’è nulla da festeggiare. C’è invece da indignarsi, da denunciare, da mobilitarsi”.
Salari sotto la soglia di povertà
Secondo la CGIL, il salario medio annuo a Siracusa è di appena 17.598 euro, collocando la provincia tra le ultime in Italia. In Sicilia, un terzo dei lavoratori guadagna meno di 10.000 euro l’anno. Dati che fotografano una realtà dove “anche quando si lavora, non si esce dalla povertà”, denuncia Alosi.
Sicurezza sul lavoro: un’emergenza
Il 2024 ha fatto registrare 2.034 infortuni sul lavoro nella provincia, con un aumento rispetto all’anno precedente. Sei persone hanno perso la vita. A livello regionale, la Sicilia ha registrato un +24,5% di morti sul lavoro in dieci mesi: 71 decessi in tutto il territorio.
“Siracusa è zona rossa per incidenza di incidenti mortali”, spiega Alosi. “Questa è la sicurezza che ci garantiscono? Questa è la modernizzazione del lavoro?”, aggiunge in tono critico.
Occupazione in crescita, ma solo nei numeri
Nonostante una crescita apparente dell’occupazione nel 2024 (+29,8% nei primi nove mesi), la CGIL evidenzia come la realtà sia fatta di “contratti brevi, instabili, part-time involontari”. Una situazione che priva i giovani di prospettive: nel solo 2024 oltre 15.000 siciliani hanno lasciato l’isola, e più di 1.500 solo da Siracusa.
Il Polo industriale e la crisi ignorata
Il comunicato della CGIL critica anche l’inerzia delle istituzioni sulla crisi del Polo industriale di Siracusa, che rappresenta il 13,7% del PIL siciliano e coinvolge oltre 40.000 lavoratori, tra diretti e indiretti.
“Abbiamo visto solo promesse e protocolli vuoti. ENI dismette e taglia, lo Stato tace, e le famiglie restano appese a un filo”, accusa Alosi.
La proposta: quattro SÌ ai referendum
Per affrontare queste criticità, la CGIL chiama i cittadini al voto nei referendum dell’8 e 9 giugno. Quattro quesiti per:
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cancellare le norme sul precariato,
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ripristinare il diritto alla giusta causa nei licenziamenti,
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ristabilire le responsabilità in solido negli appalti,
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fermare la liberalizzazione dei contratti a termine.
“Referendum non solo giuridici, ma di giustizia sociale”, dichiara Alosi, “che parlano la lingua della nostra gente, delle famiglie che non arrivano a fine mese, dei giovani che fanno le valigie, dei lavoratori che entrano in fabbrica senza sapere se usciranno vivi”.
Uno strumento di cambiamento
Nonostante il clima di preoccupazione, la CGIL rilancia il messaggio del Primo Maggio come momento di speranza e mobilitazione.
“Fermare le morti sul lavoro si può. Fermare la fuga dei nostri giovani si può. Restituire dignità e futuro al lavoro, anche a Siracusa, si può”, conclude Alosi.