Carlo Gradenigo, presidente di Lealtà & Condivisione e già assessore al Verde Pubblico, interviene per provare a salvare almeno in parte gli alberi secchi del progetto Mitigazione Cambiamenti Climatici, ovvero gli Aceri montani
“Piantereste mai dei tulipani nel deserto? A Siracusa è possibile.”
Esordisce così in una nota Carlo Gradenigo.
“Il bando del MiTe (Ministero della Transizione Ecologica) – prosegue – per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici nelle città italiane è stato uno dei più grandi impegni e soddisfazioni ottenute durante la breve esperienza amministrativa di Lealtà e Condivisione al Comune di Siracusa, sugellata dai complimenti della commissione Ministeriale che valutò e approvò la proposta progettuale per Siracusa. Oltre 100 alberi, realizzazione di dreni e di una vasca di raccolta delle acque meteoriche per abbattere le isole di calore, favorire il drenaggio urbano, il recupero e riuso dell’acqua piovana che si ponevano l’obiettivo di trasformare Piazza Adda, Piazza Russello a Belvedere, il Parcheggio Tersicore a Fontane Bianche, il terreno abbandonato di via Vanvitelli, il Parcheggio di via Augusta e le scuole Raiti, Martoglio e Montessori in piccoli esempi di rivoluzione e infrastrutturazione verde e blu.
Purtroppo in fase attuativa l’Amministrazione preoccupata forse più di completare il progetto prima delle imminenti elezioni che di curarne e attenzionarne la corretta esecuzione, ha finito per piantare 100 Aceri montani (Acer pseudoplatanus) nella città di mare più calda d’Europa.
Una specie idrovora, diffusa dalle vette e boschi degli Appennini al Nord Europa il cui nome “Acero di montagna” spiega da solo il perché a distanza di un anno dall’impianto nei luoghi dove nel 2021 con 48.5°C si è stabilito il record assoluto di temperatura, molti esemplari sono già morti e altrettanti si presentano in cattivo stato vegetativo, con chiome raggrinzite sulle quali (per spirito di sopravvivenza) spuntano oggi piccole foglie verdi, quando naturalmente un acero dovrebbe perderle, approssimandosi l’inverno.
Un assurdo che ha fatto già perdere un anno di crescita degli alberi e che per 30.000 euro di piante rischia di vanificare un intero progetto che di euro ne è costati 664.000.
Ecco perché “Lealtà e Condivisione” chiede l’immediato espianto dei 100 alberi oggi ancora giovani, al fine di ridurre i danni alle opere circostanti (pavimentazione, dreni, tubazioni) in ragione del piccolo e poco sviluppato apparato radicale, ragionevolmente ricompreso ancora nel pane di terra con il quale sono stati originariamente messi a dimora;
Di procedere al reimpianto di altrettanti Platani (Platanus occidentalis) come previsto da progetto, al fine di permettere alle piante di crescere e offrire i benefici delle proprie chiome in pochi anni, evitando ulteriori perdite di tempo e denaro.
L’Associazione scrivente inoltre (come già segnalato all’ente comunale con 2 successive note ufficiali), si mette a disposizione per studiare la problematica e approfondire le intese contrattuali intercorse con la ditta che ha proceduto alla “sconsiderata” fornitura ed impianto degli Aceri montani al posto dei Platani, al fine di verificare la possibile tutela giudiziaria delle ragioni del Comune e della collettività nonché comunque di individuare le soluzioni più idonee alla salvaguardia dell’ originario progetto e degli interessi pubblici allo stesso connessi.