Mentre in gran parte dell’isola si registrano pesanti rincari sulla tassa dei rifiuti, Siracusa riesce a mantenere le tariffe sostanzialmente stabili per il 2025, addirittura con una leggera diminuzione; la situazione però resta critica, tra costi di gestione in salita e la scommessa del governo Schifani sui nuovi impianti
TARI, la tassa sui rifiuti che non smette di far discutere. Se da un lato i cittadini siciliani sono sempre più attenti alla raccolta differenziata, dall’altro le bollette continuano a salire in molte parti dell’isola. Un paradosso che sta mettendo a dura prova i bilanci di famiglie e imprese, con aumenti che in alcuni casi sfiorano il 40%.
In questo scenario a tinte fosche, Siracusa rappresenta una sorta di eccezione. Per il 2025, infatti, le tariffe TARI nel capoluogo aretuseo resteranno sostanzialmente invariate rispetto all’anno precedente, anzi con una leggerissima riduzione in molti casi. Certo, la tariffa di partenza era comunque tra le più alte, ma il dato non è da sottovalutare per i siracusani, soprattutto se si guarda a quanto accade altrove.
Una Sicilia a due velocità
La situazione regionale è a macchia di leopardo. Il caso più eclatante è quello delle Isole Eolie, dove Federalberghi denuncia un rincaro di quasi il 40%, un colpo durissimo per il settore turistico, aggravato da un calcolo della tassa basato sulla superficie degli immobili e non sulla reale produzione di rifiuti. Aumenti significativi si registrano anche ad Agrigento (+30-40 euro a famiglia), Favara e Augusta (+2% per le famiglie, +6% per le imprese). Persino Palermo vede un incremento medio di 20 euro a famiglia, nonostante parte dei costi sia stata coperta con la tassa di soggiorno. Catania, invece, si conferma una delle città più care d’Italia.
Accanto a Siracusa, tra i comuni che riescono a contenere i costi spicca Messina, che grazie a una gestione più efficiente dell’indifferenziato ha evitato rincari. Esempi virtuosi come Montedoro o Riposto dimostrano che una gestione oculata e alti tassi di differenziata possono tradursi in benefici concreti per i cittadini.
Perché la TARI aumenta?
La TARI, per legge, deve coprire il 100% dei costi del servizio. Questo significa che ogni aumento – dal carburante al personale, fino allo smaltimento in discarica – si scarica direttamente sui cittadini. I fattori critici in Sicilia sono molteplici: la mancanza di impianti che costringe a costosi trasporti dei rifiuti fuori provincia (o addirittura fuori regione), i costi di smaltimento e un’evasione fiscale che grava su chi paga regolarmente.
La stabilità di Siracusa, pur in un quadro non ancora ottimale per le percentuali di differenziata, è quindi una notizia positiva da non dare per scontata.
La scommessa sui termovalorizzatori: la svolta?
Per risolvere il problema alla radice, il presidente della Regione, Renato Schifani, ha lanciato un ambizioso piano da 800 milioni di euro per la costruzione di due grandi termovalorizzatori in Sicilia, uno a Palermo e l’altro nell’area industriale di Catania. L’obiettivo è duplice: ridurre drasticamente la dipendenza dalle discariche e i costi di trasporto (oltre 100 milioni di euro l’anno) e produrre energia pulita dai rifiuti.
Secondo la Regione, l’impatto ambientale sarà “pari a zero” grazie a tecnologie moderne. I cantieri dovrebbero partire entro settembre 2026 e concludersi nel 2028. Se i tempi e i costi saranno rispettati, questa svolta infrastrutturale potrebbe finalmente alleggerire le bollette dei siciliani, siracusani inclusi, e modernizzare la gestione dei rifiuti sull’isola. La speranza è che questa strategia si integri con un’economia sempre più circolare, basata su riciclo, riuso e tariffe più eque per tutti.