Aggiornato al 08/03/2025 - 16:08
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Casa del libro Siracusa, “Omaggio a Manzoni”: la poetica esaminata da più angolazioni

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La professoressa Elisabetta Ferrarini ha approfondito l’influenza di Vico, il rapporto con la religione e l’adesione al Romanticismo.

L’incontro “Omaggio a Alessandro Manzoni”, organizzato dall’associazione “Amici casa  del libro” (presidente Matilde di Giovanni) e svoltosi presso la Casa del libro(di Marilia Di Giovanni), è divenuto occasione di approfondimento della poetica dell’autore, alla luce delle varie prospettive.    A soffermarsi sullo scrittore, poeta e drammaturgo è stata la professoressa, Elisabetta Ferrarini, con una relazione dettagliata e  intervallata dalle letture di alcuni frammenti di carmi e odi da parte di Maria Longo, Silvia Ferrigno, Ninni Boccadifuoco e Lucia Corsale.

Per quanto concerne il punto di vista filosofico, Elisabetta Ferrarini, ha richiamato alla memoria il filosofo, Giambattista Vico, e la sua “Scienza nuova”, pubblicata, tra l’altro, postuma nel 1744 a Napoli.  In tale opera Vico  asserisce  che l’uomo  possa   conoscere la Storia  –   intesa come insieme ininterrotto dei fatti umani –    perché  lo stesso è in grado di  conoscere soltanto ciò che ha fatto, attribuendo dunque alla   Storia il valore di scienza.   Inoltre, a seguito della stesura di “Scienza nuova”, Vico     entra in  aperta polemica con  Cartesio  secondo cui la storia e la letteratura non hanno  valore di scienza, ma  soltanto  le scienze naturali, la matematica e la geometria.

Vico invece ritiene che la Natura non possa assumere  valore di scienza, in quanto l’uomo non ne è l’artefice,  a differenza della  matematica che  dà principi, assiomi e postulati individuati dall’uomo. Vico recuperando la concezione rinascimentale della Storia, non più come  effetto della volontà divina, ma  quale prodotto della storia umana, applica alla Storia un metodo scientifico analogo a quello galileiano e che si fonda su due fasi: lo studio filologico del testo per appurare il vero, attraverso i  vari testi  su   ciò che davvero è accaduto; nella seconda fase si tende a riscontrare il vero. Questa teoria non estromette totalmente  l’idea dell’intervento della  Provvidenza divina che interviene- secondo Vico –  in maniera imperscrutabile,  senza mai alterare i corsi e i  ricorsi della Storia, né  tanto meno interferire con il libero arbitrio e le scelte   dell’uomo. Manzoni, che è un illuminista e profondamente razionalista, si stupisce come questa concezione sia sfuggita all’Illuminismo.

La lettura dell’opera, poi,   influirà  su di lui rendendolo permeabile alle nuove suggestioni che poco dopo gli proverranno dagli idéologues francesi, ossia un gruppo di filosofi, scienziati e letterati diretti eredi dell’Illuminismo francese.  Gli idèologues,  tendendo  a svecchiare la scettica concezione illuministica della   Storia, si accostano alla sensibilità romantica, che recupera massicciamente  la Storia. Per quanto concerne l’approccio religioso, Manzoni che aveva una concezione pessimistica dell’esistenza, dopo la sua conversione al Cristianesi,  si ritrova, dunque,  a dover conciliare tale visione con quella di salvezza. Così, mentre da ateo aveva una visione  meccanicista, successivamente adotta un’ottica creazionista, ricorrendo agli insegnamenti di Sant’Agostino.

Manzoni ritiene che il male si sia innestato nella natura umana con il peccato originale non insito nella materia, ma nell’animo di ciascuno. Infine, per quanto riguarda il punto di vista letterario l’adesione al Romanticismo porterà il Manzoni  alla stesura di tragedie storiche che si attengano al Vero proprio come faceva la storiografia e al romanzo storico di cui fu il pioniere. E a differenza delle tragedie di Vittorio Alfieri, che furono rappresentate, quelle di Manzoni no, perché oltre a presupporre la presenza di un pubblico colto, ritiene che il lo stesso debba ergersi a giudice.

 

 

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