Aggiornato al 13/06/2025 - 00:52
Riflessione

Sinigaglia e la sua “Lisistrata”: “Reimparare la grammatica dell’amore per fermare le guerre”

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La regista presenta la nuova versione della commedia di Aristofane: “Se chiunque opponesse alla guerra lo sciopero del sesso, non si otterrebbe la pace?”

SIRACUSA – Una riflessione profonda sull’eternità del messaggio aristofaneo e sulla forza rivoluzionaria dell’amore come antidoto alla violenza. La regista Serena Sinigaglia presenta la sua interpretazione di “Lisistrata”, offrendo una lettura contemporanea che intreccia pacifismo, femminismo e critica sociale in una dichiarazione che risuona con drammatica attualità nel panorama teatrale italiano.

La commedia di Aristofane torna al Teatro Greco di Siracusa per la terza volta, dopo le edizioni del 2010 e del 2019, con un allestimento che punterà sulle scene di Maria Spazzi, i costumi di Gianluca Sbicca, le musiche di Filippo Del Corno, le coreografie di Alessio Maria Romano, il disegno luci di Alessandro Verazzi e la direzione del coro di Francesca Della Monica ed Ernani Maletta.

Lisistrata parla di guerra. O meglio parla di chi non ne può più di subire o fare la guerra“, esordisce Sinigaglia, inquadrando immediatamente la dimensione universale dell’opera greca. La regista sviluppa una riflessione che trascende i secoli: “Il paradosso di Aristofane, a distanza di secoli, mi appare tutt’altro che un paradosso: se le donne di tutti i fronti di guerra si unissero sotto la bandiera della pace, negandosi ai mariti o ai propri compagni, non cesserebbero gli scontri armati e le battaglie?

La provocazione si spinge oltre i confini di genere tradizionali: “Ma spingiamoci oltre, oltre la rigida definizione di genere: se davvero chiunque, uomo o donna che sia, opponesse alla volontà di guerra lo sciopero del sesso, non si otterrebbe la pace?

Il cuore della reinterpretazione di Sinigaglia risiede nella dimensione amorosa dell’opera: “Lisistrata parla d’amore, un amore laico, potente, felice e giocoso. Questo mi sorprende e commuove“. La regista richiama il celebre slogan degli anni Sessanta: “‘Fate l’amore, non fate la guerra!’ recitava un noto slogan pacifista degli anni Sessanta“.

L’analisi si fa più profonda nell’esplorazione dei rapporti umani: “Cinesia e Mirrine si amano, i vecchi e le vecchie ritrovano lo spirito e la complicità di coppia di un tempo; l’astinenza dall’atto sessuale non è mai descritta in quest’opera come un mero bisogno meccanico ma come naturale prolungamento, meravigliosamente concreto e dunque corporeo, di un caldo sentimento di unione e condivisione, che vuole la vita e non la morte“.

La grammatica dell’amore contro la violenza di genere

Sinigaglia collega l’opera classica alle drammatiche questioni contemporanee: “Di fronte ai continui femminicidi, alla drammatica quanto insopportabile discriminazione di genere, di fronte a quella che per certi versi mi appare oggi come una vera e propria crisi delle coppie etero (e forse di tutte le coppie, ma restiamo su quelle etero), Lisistrata ci suggerisce la strada: reimparare la grammatica dell’amore“.

La conclusione è categorica: “Che se non ce l’hai, sei perduto, che se non ce l’hai, poi, fai la guerra. Uomo e donna, oggi, che tornano ad amarsi e rispettarsi, ecco la vera rivoluzione!

La regista: “Sappiamo bene che al mondo non sono solo e sempre gli uomini a volere la guerra, ci sono anche donne, nell’esercito e nei più importanti luoghi di potere, a volerla. Sarebbe riduttivo oggi pensare alla donna assolutamente pacifista e all’uomo assolutamente guerrafondaio“.

L’analisi di Sinigaglia si approfondisce nella dimensione antropologica: “Credo che esistano due forze, due princìpi dentro ogni essere umano, al di là del genere biologico: il principio maschile e quello femminile“.

Il principio maschile viene definito come “un principio normativo, che si fonda sulla legge del più forte per mantenere la pace e dunque il suo strumento principale per dirimere i conflitti è la guerra“. La regista osserva: “È certamente il principio maschile che ha prevalso nella storia umana, il principio fallico su cui si fonda il patriarcato che ha represso e schiacciato l’altra forza, l’altro principio, quello femminile“.

Il principio femminile viene invece descritto come “un principio creativo, generativo, anarchico, vitale, a volte caotico, sicuramente complesso, che si fonda sulla legge di natura e dunque sull’istinto di sopravvivenza, i suoi strumenti sono l’accoglienza e l’accudimento“.

 siracusapress.itSinigaglia utilizza una metafora tessile: “L’azione del tessere, così centrale nel testo in quanto metafora del buon governo, è azione tipicamente femminile, ed è un’azione che lega, unisce e protegge“. Da qui la domanda provocatoria: “Cosa sarebbe il mondo se a prevalere fosse proprio la forza del femminile?

La filosofia regististica di Sinigaglia punta sull’universalità: “Questi temi rendono Lisistrata eterna e come tale ho cercato di costruire, con i miei straordinari collaboratori, uno spettacolo che non avesse un tempo definito, giocando a citare l’antico e il contemporaneo continuamente“.

L’approccio estetico privilegia la corporeità: “Ho cercato la danza dei corpi, l’ebrezza dei fanciulli, la concretezza dei corpi. Ho cercato leggerezza e grazia, anch’esse così indissolubilmente legate alla sfera del femminile, anch’esse portatrici di un messaggio semplice e rivoluzionario di pace“.

La dimensione comica dell’opera assume significato profondo: “Si ride, si ride moltissimo in Lisistrata ma di una risata profonda che ci libera e ci predispone all’amore più bello, quello degli uni con gli altri, avvinti tutti dalla meravigliosa fragilità e contraddizione della nostra condizione umana“.

La rilettura di Serena Sinigaglia trasforma la commedia aristofanea in un manifesto contemporaneo per la pace, l’amore e il rispetto reciproco. Attraverso una lente che intreccia analisi di genere, critica sociale e riflessione antropologica, la regista restituisce al teatro classico la sua funzione di specchio critico della società contemporanea.

Nel cast guidato da Lella Costa anche Marta Pizzigallo (Calonice), Cristina Parku (Mirrine), Simone Pietro Causa (Lampitò), Marco Brinzi (Dracete), Stefano Orlandi (Strimidoro), Francesco Migliaccio (Filurgo), Pilar Perez Aspa (Stratillide), Giorgia Senesi (Nicodice), Irene Serini (Rodippe), Aldo Ottobrino (Commissario), Salvatore Alfano (Cinesia), Didi Garbaccio Bogin (Donna Beota), Beatrice Verzotti (Donna Corinzia), Alessandro Lussiana (Ambasciatore spartano), Stefano Carenza (Ambasciatore ateniese) e Giulia Quacqueri (Pace). Nel cast dello spettacolo anche le allieve e gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico.

Lisistrata resterà in scena fino al 27 giugno alternandosi con Edipo a Colono di Sofocle per la regia di Robert Carsen per poi andare in tourneé al Teatro Grande di Pompei dal 18 al 20 luglio e al Teatro Romano di Verona l’11 e il 12 settembre.

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