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Melilli, Presepe Vivente 36ª edizione: frate Angelo racconta la nascita dopo il terremoto del 1990

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Il presepe vivente compie 36 anni: fede, memoria e tradizioni nel racconto di frate Angelo Catalano a Siracusa Press

Melilli – «Il presepe è l’espressione massima della fede, ma anche il custode della cultura e delle tradizioni di un’intera comunità». Con queste parole frate Angelo Catalano, del convento dei Cappuccini di Melilli, racconta ai microfoni di SiracusaPress.it il significato profondo del Presepe Vivente di Melilli, giunto quest’anno alla 36ª edizione, diventato ormai una vera istituzione per la città.

Una tradizione che affonda le sue radici in un momento drammatico della storia locale.
«Il presepe nacque nel dicembre del 1990 – ricorda frate Angelo – subito dopo il terremoto del 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. La popolazione era desolata, accampata nel campo sportivo». Fu allora che padre Enrico Abramo, originario di Melilli, celebrò una messa all’aperto insieme ai militari e, con la Gioventù Francescana, diede vita al primo presepe vivente all’interno del convento, realizzato «senza aiuti di nessuno, con quello che avevamo».

Un gesto semplice, ma carico di speranza, che seppe trasformare la tristezza in partecipazione e comunità.
«Il Natale amplifica le emozioni – spiega il frate – chi è triste diventa più triste, chi è nella gioia diventa ancora più gioioso. Quel presepe fu una risposta alla desolazione».

Mestieri, identità e memoria generazionale

Nel tempo il presepe vivente è cresciuto, arricchendosi di una caratteristica unica: la rappresentazione delle arti e dei mestieri storici di Melilli, in dialogo con il contesto dell’epoca di Gesù Cristo.
«C’è un connubio tra la storia evangelica e le tradizioni locali – racconta frate Angelo – troviamo lo stemma di Melilli con le api, Melis, la città del miele, con la degustazione del miele, e i pirriaturi, gli antichi scalpellini legati alla cava barocca della pirrera».

Tra gli elementi più suggestivi spicca il mulino ad acqua, unico nel suo genere in Sicilia, realizzato secondo il sistema romanico. «I Romani erano abilissimi ingegneri nel trasporto dell’acqua – spiega – e la senia, trainata dai muli, richiama un problema atavico della Sicilia: la gestione dell’acqua».

A rendere ancora più intenso il presepe è il cammino generazionale di chi vi partecipa. Emblematico il racconto di Gaetano, giovane soldato romano:
«Portava due spade – dice frate Angelo – una era quella di suo padre, capo dei soldati romani, scomparso quest’anno. Mi ha detto: “Una è quella di mio padre, che continua a vivere in questo presente, l’altra è la mia”. Mi ha profondamente commosso».

Date e significato spirituale

Il presepe sarà visitabile con ingresso libero il 28 dicembre alle ore 18, e poi l’1, il 4 e il 6 gennaio, in accordo con l’amministrazione comunale.

Il nucleo dell’iniziativa resta profondamente francescano, legato al mistero dell’Incarnazione e alla prima rappresentazione della Natività voluta da San Francesco a Greccio nel 1223. Quest’anno, però, il presepe assume una connotazione speciale:
«Siamo nell’ottavo centenario del Cantico delle Creature – spiega frate Angelo – composto da San Francesco nel 1225. È la prima poesia italiana, precedente persino a Dante. Dentro questa poesia ci sono tutti i contenuti perché la vita e il creato siano rispettati, perché attraverso misericordia e fraternità si possa costruire ciò che oggi manca: la pace».

Un messaggio che guarda al presente e al futuro.
«È un Natale forse un po’ triste per ciò che accade nel mondo – conclude frate Angelo – ma non dobbiamo mai perdere la speranza e la gioia di credere in un mondo migliore, in un mondo di pace».

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