Aggiornato al 26/11/2024 - 17:33
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Dramma storico

Spettacolo, venerdì 29 novembre alle ore 21 al Teatro Massimo di Siracusa andrà in scena “Itria”

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Lo spettacolo, di e con Aurora Miriam Scala, è basato sui fatti di Avola e inaugura il cartellone di Teatro Civile

In un tempo sospeso, in una stanza della mente, la voce di Itria squarcia il silenzio con il suo “repitu”, un lamento funebre carico di dolore e memoria. La protagonista del nuovo spettacolo del Teatro Massimo di Siracusa rievoca, con parole dense di dramma e verità, uno degli episodi più oscuri e dimenticati della storia sindacale italiana: i fatti di Avola.

Lo spettacolo, scritto e diretto da Aurora Miriam Scala, inaugura il Cartellone di Teatro Civile del Teatro Massimo. La prima è prevista per venerdì 29 novembre alle ore 21, una produzione dell’Associazione Città Teatro. Le voci fuori campo sono interpretate da Cinzia Maccagnano, Andrea Maiorca, Valerio Puppo, Alessandro Romano, Corrado Scala e Giuseppe Vignieri. Maria Chiara Pellitteri ricopre il ruolo di aiuto regia.

La storia vera dietro la scena: Avola, 1968

Il 2 dicembre 1968, ad Avola, uno sciopero pacifico dei braccianti si trasforma in tragedia. Le loro richieste erano semplici: parità salariale e migliori condizioni di lavoro, come i colleghi delle regioni limitrofe. I braccianti, tra cui Giuseppe Scibilia, marito della protagonista Itria, chiedevano che il mercato di piazza cessasse di trattarli come bestiame e che si introducesse un controllo sulle assunzioni. La risposta dei proprietari terrieri fu il silenzio, e così si decise di bloccare la statale 115.

L’intervento della polizia fu brutale: la celere sparò ad altezza d’uomo, uccidendo Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona e ferendo decine di persone. Questo eccidio non solo segnò la Sicilia, ma accese la scintilla che avrebbe portato alla stesura dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Nonostante ciò, a più di 50 anni di distanza, nessun colpevole è stato individuato, e nessuna verità è emersa.

Il grido di Itria: una memoria che non si arrende

Itria, madre di tre figli, è il simbolo di una lotta che non si è mai fermata. Anche dopo la morte del marito, continua a chiedere giustizia con dignità e fede, bussando alle porte del potere con una domanda che risuona forte: “Cu ammazzau a Peppe? A me maritu”.

“Avola 1968” è un’opera che intreccia storie private e vicende pubbliche, mantenendo vivo il ricordo di una lotta dimenticata, ma fondamentale per la storia dei diritti dei lavoratori in Italia. Un appuntamento imperdibile per chi vuole riflettere sulla memoria e sull’impegno civile attraverso l’arte del teatro.

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