[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”Convivio a cura di Mario Blancato”][vc_column_text]Tra le tematiche più dibattute e discusse dei nostri tempi, ancor più con l’avvento della pandemia Covid-19, rientra sicuramente la transizione energetica, di recente mutata semanticamente in transizione ecologica, anche a fronte di un Ministero ad essa dedicato.
Perchè dunque tanta attenzione al tema e, soprattutto, perché è sempre più urgente la Transizione Ecologica?
Perché è tempo di prenderci seriamente cura del nostro pianeta e di transitare da un modello di sviluppo lineare (business as usual, ad alto spreco di risorse e alta produzione di rifiuti) ad un modello di sviluppo circolare, basato su un sistema di governance efficace ed efficiente, capace di tornare a puntare sugli investimenti infrastrutturali come vero motore dell’economia e dell’occupazione.
Si tratta in definitiva di promuovere un modello di sviluppo basato su una migliore qualità complessiva della vita e del pianeta, declinata meglio attraverso il concetto di Sostenibilità, nelle sue quattro componenti essenziali e integrate: sociale, ambientale, economica e istituzionale.
E’ altresì opportuno chiederci ancora: perché dobbiamo prenderci cura del pianeta proprio e solo adesso?
Per rispondere a questa seconda domanda occorre cambiare approccio e passare dalle parole ai fatti, avvalendoci correttamente dei dati della comunità scientifica.
La CO2 è un tipico gas-serra: entro certe quantità contribuisce a creare una «barriera» nell’atmosfera contro l’eccessiva variazione della temperatura, controllando il rilascio della radiazione solare infrarossa verso lo spazio.

Tuttavia, il consumo di fonti energetiche fossili (combustione) libera in atmosfera CO2 in quantità sempre maggiori ogni anno, incrementando eccessivamente l’effetto serra e quindi la temperatura media terrestre.
C’è dunque una correlazione diretta tra aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera e aumento della temperatura media del nostro pianeta.
La concentrazione di anidride carbonica in atmosfera nel luglio 2020 ha raggiunto quasi 410 parti per milioni in volume, la più alta registrata negli ultimi 3 milioni di anni; le emissioni mondiali hanno superato nel 2019 i 33 Miliardi di tonnellate e sono più che raddoppiate negli ultimi 50 anni.
Il riscaldamento globale ha già provocato fenomeni verificati e studiati: un aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni atmosferici estremi (uragani, bombe d’acqua, siccità prolungate, ondate di calore, ecc.), riduzione dei ghiacciai e aumento del livello dei mari, come pubblicato in diversi rapporti da IPPC, il panel di circa tremila scienziati sui cambiamenti climatici indicati dai governi di ottanta paesi.
E si comprende perché il World Economic Forum ha posto l’ambiente in testa al suo rapporto 2020 sui rischi globali, mappando tra quelli più rilevanti nella top five in termini di probabilità e di
impatto, gli eventi meteo estremi, l’inadeguata mitigazione ai cambiamenti climatici, i disastri naturali e quelli causati dall’uomo.
A rendere più inquietante questo dato sono gli scenari internazionali che prevedono un aumento della domanda di energia primaria nel mondo di circa il 30% nei prossimi 2 decenni, con le fonti fossili che copriranno circa il 75% del totale.
Dobbiamo intervenire ora e in modo risolutivo: dobbiamo pensare alla Transizione Energetica ed Ecologica come all’equivalente di una polizza assicurativa che serve a proteggere noi stessi e il pianeta, garantendo anche alle future generazioni la stessa qualità della vita che abbiamo vissuto noi e i nostri predecessori. La brutta notizia è che siamo già molto in ritardo.
In Europa la situazione è un po’ migliore della media mondiale: le fonti rinnovabili nel 2018 hanno fornito il 18% del consumo totale di energia e il 32% dei consumi di elettricità; in Italia nel 2019 la percentuale dei consumi di elettricità da fonti rinnovabili è stata pari al 40% (37% nel 2017, con una media UE del 30%).
Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) presenta una serie di importanti misure, tra cui l’accelerazione della transizione dai combustibili tradizionali alle rinnovabili, l’aumento al 2030 fino al 30% della quota di energia da fonti rinnovabili nei consumi finali lordi di energia e nei trasporti e la riduzione del 33% dei gas effetto serra rispetto al 2005.
La buona notizia è che l’Unione Europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU (NGEU), un programma che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale.

L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del NGEU: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) ed il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di ’Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce al nostro Paese risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021 – 2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si articola in sei Missioni e in sedici Componenti, beneficia della stretta interlocuzione avvenuta in questi mesi con il Parlamento e con la Commissione Europea, sulla base del Regolamento RRF.
Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.
Per la Missione “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” sono stanziati più di 68 miliardi, di cui 59,5 miliardi dal PNRR e 9,3 miliardi dal Fondo Complementare.
Affinché la transizione energetica sia anche equa e sostenibile occorre favorire un equilibrato sviluppo socio-economico che consenta di assicurare conservazione dell’ambiente e del patrimonio di conoscenze, professionalità e competenze in tutti i settori, preservando la competitività del paese e del nostro territorio in particolare.
Le sfide della transizione ecologica sono dunque fortemente connesse fra loro e segnano un cambiamento di civiltà storico profondo della nostra società e della nostra economia.
Per affrontare queste sfide è necessario agire con saggezza, facendo leva sia sull’etica della responsabilità che è in ciascuno di noi, sia sui vantaggi per le singole persone della transizione ecologica, avendo cura anche dei settori sociali ed economici che ne fossero danneggiati.
Ricordiamoci anche l’altra lezione epocale che ci ha lasciato la pandemia: da soli non ci si salva; i rischi globali vanno affrontati insieme, facendo rete, mettendo a fattor comune i contributi, le competenze e l’esperienza di tutti gli attori e le parti sociali in gioco.
Sarebbe forse anche questa una svolta epocale: attuare finalmente un modello concreto di democrazia partecipativa in cui i territori dovranno acquisire sempre maggiore autonomia, attraverso la partecipazione attiva delle comunità locali nelle fasi decisionali ed esecutive degli investimenti per la realizzazione di progetti concreti di sviluppo sostenibile dell’economia e dell’occupazione.
Ricordiamoci infine che la pandemia, tra le tante sventure che ci ha purtroppo lasciato, ci sta offrendo l’opportunità di finanziare la transizione ecologica: abbiamo un’occasione unica, straordinaria, irripetibile per disegnare il destino e il futuro del nostro Paese.
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”Giancarlo Bellina – Direttore generale ERG Power e V. Presidente Confindustria -Siracusa”][/vc_column][/vc_row]