C’è un gesto conosciuto e caro ad ogni genitore; tenero e struggente al tempo stesso, che torna più volte. Quella mano poggiata sul dorso del bimbo, quando si solleva sui primi passi: dapprima è un forte sostegno, poi, pian piano, si ammorbidisce, si distacca fino all’ultimo dito, finché è un soffio ed il bimbo va, pronto per conoscere il mondo. Il gesto si ripete quando gli insegni ad andare in bicicletta: gli corri accanto per dargli l’abbrivio, come si fa con l’aquilone. La mano sul sellino o sulla schiena, che prima sorregge, poi accompagna e quindi lancia. Lo stesso gesto, infine, arriverà più tardi, quando lo accompagni alla porta e sai che non si volterà indietro, perché stavolta non andrà a conoscere il mondo, ma parte per conquistarlo; perché è del mondo che sono figli, i figli. È lì che, a differenza che in passato, vorresti trattenerlo. Ti resta la speranza di aver fatto un buon lavoro e che lui o lei, per il resto del suo cammino, continui sempre a sentire il calore della tua mano.









