Unict a Siracusa, offerta formativa ricca e di grande potenzialità
Inaugurato questa mattina l’anno accademico 2024-25 dell’ateneo catanese con una solenne cerimonia nel Castello Maniace. Il rettore Priolo: “Rilanciamo la nostra presenza con nuovi corsi e nuove sedi, i tre poli accademici siano le basi fondanti della rinascita di questa parte della Sicilia”
«Questa inaugurazione, che segue le cerimonie che si sono tenute a Catania il 30 settembre e a Ragusa il 4 ottobre, dimostra l’impegno di questa governance a valorizzare e dare forza anche al ruolo di Siracusa quale città universitaria, ossia come uno dei poli cardine del Siciliae Studium Generale. Un impegno che avevamo assunto sin dal settembre 2019 e che in questi cinque anni abbiamo mantenuto con forza e determinazione».
E’ stato il rettore Francesco Priolo, aprendo la sua relazione inaugurale, a riaffermare il ruolo dell’Università di Catania come “Ateneo dei siciliani”, come era ai tempi della sua fondazione che risale al 1434. Ad ascoltare il discorso del ‘Magnifico’, gremendo la sala Ipostila del Castello Maniace, le autorità civili e militari della città, la giunta e i consiglieri comunali, i dirigenti scolastici, le associazioni di categoria e i sindacati che hanno mostrato di apprezzare la scelta di tenere in questa sede uno dei tre eventi previsti per l’inaugurazione dell’anno accademico 2024-25, il 590esimo dalla fondazione, che ha avuto luogo dopo la cerimonia del 30 settembre al Teatro greco-romano di Catania e quella di venerdì 4 ottobre a Ragusa Ibla.
Per la prima volta nella storia dell’Ateneo, il corteo accademico – guidato dal rettore, affiancato dalla prorettrice Francesca Longo, dal direttore generale Corrado Spinella, dai presidenti delle Struttura didattiche speciale di Ragusa Stefano Rapisarda e di Siracusa Carmelo Nigrelli, dai presidenti della Scuola superiore di Catania Daniele Malfitana e della Scuola di Medicina Pietro Castellino, insieme ai docenti, al personale e agli studenti della sede aretusea – ha sfilato in Ortigia, luogo altamente simbolico e ricco di storia, nel quale sono stati rinnovati i gesti e i simboli di quella tradizione che, da quasi sei secoli, accompagna lo sviluppo della ricerca e della didattica nella corsa inarrestabile della conoscenza umana verso l’innovazione tecnologica.
Ad arricchire la cerimonia, anche gli intermezzi del Coro studentesco d’Ateneo, che ha eseguito il celebre inno goliardico Gaudeamus Igitur, il brano “Fortuna” dai Carmina Burana di Carl Orff, e la hit “Believer” degli Imagine Dragons, e la lectio magistralis della prof.ssa Paola Viganò dell’Università IUAV di Venezia e dell’Ecole Politechnique Federale di Losanne, urbanista di fama internazionale, vincitrice di prestigiosi riconoscimenti e sensibile ai temi della transizione ecologica e sociale di città, paesaggi e territori, sui “Laboratori della Transizione”.
«Il Siciliae Studium Generale – ha ripetuto il rettore, ringraziando il sindaco Francesco Italia, il Consorzio Archimede e tutti coloro che, a vario titolo, hanno favorito lo sviluppo del polo universitario – si apre oggi all’ultimo decennio dei suoi primi seicento anni di storia e lo fa presentando i suoi tre poli come le basi fondanti di quella rinascita che questa parte della Sicilia merita». «A Siracusa e Ragusa – ha precisato il presidente della Struttura Didattica Carmelo Nigrelli – non vanno più considerate come succursali o ambasciate dell’ateneo catanese, ma sedi universitarie vere e proprie».
Il rettore ha poi ripercorso la storia dell’insediamento universitario a Siracusa, a partire dall’istituzione della Scuola di Archeologia, all’inizio degli anni ’20 del Novecento, per giungere alla Facoltà di Architettura, negli anni ’90, e ai corsi sui Beni culturali, mantenendo viva la riflessione «sul valore delle radici e sul presente e sulla spinta ideale che ci ha portati fin qui».
«Per quanto riguarda Architettura – ha ricordato – l’attività di didattica, ricerca e terza missione ha dato risultati assolutamente importanti: in questi anni abbiamo laureato 1730 architetti, con alti livelli di soddisfazione e buoni dati di occupabilità. Questa sede ha mostrato una spiccata capacità di interazione col territorio e di esprimere una progettualità di altissimo livello. Cito tra questi esempi varie collaborazioni con amministrazioni comunali, il progetto G124 coordinato a livello nazionale dal senatore a vita Renzo Piano sulla riqualificazione del quartiere periferico della Mazzarona, la riqualificazione del quartiere Matrice a Caltagirone e il supporto specialistico per il restauro della meravigliosa scalinata di S. Maria del Monte».
Il prof. Priolo ha poi acceso i riflettori sui due nuovi corsi attivati da quest’anno, Infermieristica, che si tiene a Villa Reimann, per rispondere al crescente bisogno di figure professionali e all’incremento delle opportunità di lavoro in ambito sanitario, e il nuovo corso in “Progettazione e gestione del turismo culturale”, incardinato nel dipartimento di Scienze umanistiche: «Conto – ha precisato il rettore – su un’azione di promozione congiunta, che faccia comprendere alle famiglie di questo territorio la ricchezza e le potenzialità di questa offerta formativa». «Stiamo lavorando insieme perché il futuro di questa città sia glorioso quanto il suo passato, rimanendo a Siracusa con azioni di qualità e incrementando progressivamente la presenza dell’Ateneo», ha concluso il rettore ricordando il piano di ristrutturazione e ampliamento degli immobili in uso all’Università di Catania, con un investimento pari a oltre 12 milioni di euro: Caserma Abela, Palazzo Impellizzeri, Palazzo Chiaramonte, la stessa Villa Reimann.
L’excursus storico sulla presenza universitaria catanese a Siracusa è stato poi approfondito dal professor Nigrelli, che ha citato anche il piano particolareggiato per Ortigia, all’epoca in stato di abbandono e degrado fisico, economico e sociale ideato dal prof. Giuseppe Pagnano, autorevolissimo docente di Storia dell’Architettura e di Disegno, e “l’amarcord” del primo anno di lezioni della Facoltà di Architettura, nel 1996, in diversi edifici messi a disposizione dalla città: la chiesa dei cavalieri di Malta, palazzo Francicanava e palazzo Impellizzeri.
«Sono passati 29 anni dall’avvio del primo anno accademico di Architettura e un quarto di secolo dalla prima laureata e molte cose da allora sono cambiate– racconta il presidente della Sds, sottolineando l’emozione e il senso di appartenenza di chi a Siracusa lavora e studia -. I nostri laureati si sono ritagliati spazi importanti nel mondo dell’architettura in altre regioni o all’estero: siano funzionari di Ministeri, dirigenti di Soprintendenza di altre regioni; funzionari di uffici tecnici in molte città italiane e in capitali europee; liberi professionisti nei paesi iberici, in Francia, in Svezia, in USA e perfino in Australia. Tra i docenti, inoltre, ci sono già due nostri ex allievi, segno tangibile di una scuola che comincia a strutturarsi stabilmente. A tutti questi donne e uomini l’Università di Catania ha dato l’opportunità di costruire il percorso della loro vita».
«Oggi i docenti che prestano servizio a Siracusa sono una quarantina, oltre a quelli della Scuola di Archeologia e, a supporto dei 12 dipendenti dell’ateneo, ci sono 7 unità di personale del Libero consorzio – ha ricordato -. Nell’ultimo quadriennio tutto il personale è stato prima stabilizzato, quindi portato a tempo pieno, con un evidente vantaggio per la qualità dei servizi. Da quest’anno saranno attivi due nuovi corsi, due importanti sfide per il nostro ateneo e per questa città e un nuovo, ben più impegnativo, assetto che dovrà essere valutato alla fine di questo primo anno».
L’ultimo passaggio riguarda però l’emergenza abitativa, che rischia di aggravarsi con il nuovo contingente di iscritti in Infermieristica. «Dopo la pandemia – ha detto preoccupato il prof. Nigrelli -, molti studenti non trovano più casa in Ortigia, dove dominano gli affitti brevi e i prezzi sono schizzati in alto. Molti studenti sono andati a vivere alla Borgata Santa Lucia. Occorre al più presto stipulare accordi con il comune e l’azienda dei trasporti locali in modo che, analogamente a quanto avviene nelle altre città universitarie, gli studenti possano accedere ad abbonamenti a prezzo calmierato. E poi bisogna aumentare il numero degli alloggi che l’Ersu mette a disposizione, risistemando anche gli alloggi dello Iacp già in uso in Ortigia. E ancora, occorre attivare convenzioni con palestre o centri sportivi a vantaggio degli studenti».