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In provincia di Siracusa il panorama delle organizzazioni criminali non mostra sostanziali mutamenti delle strutture, degli assetti e delle aree di incidenza. Nonostante le indagini condotte nel tempo abbiano consentito di trarre in arresto esponenti di primo piano dei gruppi criminali , l’operatività delle consorterie non può dirsi sopita, rivelando piuttosto tangibili influenze di cosa nostra catanese nel territorio aretuseo.
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Per quanto riguarda, più in particolare, le consorterie, il territorio è caratterizzato dalla presenza di due macrogruppi di riferimento che si fronteggiano, senza tuttavia scontrarsi apertamente, ma facendo percepire la loro influenza in ambiti geografici ben definiti.
Nel contesto urbano di Siracusa figura il sodalizio dei BOTTARO-ATTANASIO, particolarmente attivo nello spaccio di stupefacenti e nelle estorsioni, legato al clan CAPPELLO di Catania, che nel periodo di riferimento non è stato interessato da attività repressive di natura giudiziaria o patrimoniale. Nel quadrante Nord dell’abitato urbano è anche presente il gruppo SANTAPANAGIA, considerato una frangia della più poderosa e ramificata compagine NARDO- APARO-TRIGILA, collegata a cosa nostra catanese ed in particolare alla famiglia SANTAPAOLA ERCOLANO.
L’area settentrionale della provincia, in particolare gli abitati di Lentini, Carlentini ed Augusta, è sotto l’influenza della famiglia NARDO che, nel semestre, è stata colpita dagli esiti di un’indagine condotta principalmente nei confronti di affiliati a cosa nostra catanese. Di tale gruppo, infatti, è stato destinatario di una misura cautelare un elemento di spicco del sodalizio dei NARDO, poiché ritenuto, in concorso con altri, responsabile di omicidi commessi a Lentini (SR) nel 1991. Dagli atti dell’indagine emerge come l’ideazione del plurimo omicidio provenisse da questo elemento di vertice della consorteria e che “era stato chiesto il beneplacito di…” un indiscusso boss catanese “…anche per poter impiegare killer di Catania…i quali avevano agito con l’appoggio logistico dei lentinesi…”.
Tale circostanza conferma lo storico sostegno tra le famiglie aretusee e quelle catanesi, così come evidenziato dalle dichiarazioni rese da un importante esponente del sodalizio dei NARDO, divenuto poi collaboratore di giustizia, il quale ha affermato che “…il clan collaborava con quello dei SANTAPAOLA di Catania…”, e che nel caso di un altro agguato “…erano stati due i sicari messi a disposizione del loro gruppo dal clan SANTAPAOLA di Catania dietro richiesta avanzata…” da un capo mafioso riconducibile alla famiglia NARDO.
In definitiva, risulta evidente come “…il legame tra le due consorterie è un dato acclarato da numerose sentenze passate in giudicato…” e come, per tale collaborazione, fosse necessario “… Si segnala un esponente di vertice del sodalizio dei BOTTARO ATTANASIO attualmente ristretto in carcere in regime di 41 bis o.p., così come vari affiliati alle famiglie dei NARDO-APARO TRIGILA.
Nel 2015 un soggetto considerato reggente del sodalizio è stato tratto in arresto per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Lo stesso è stato rimesso in libertà nel luglio 2017.
Il 25 febbraio 2020, a Catania ed in altre province italiane, nell’ambito dell’operazione “Thor”, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento (OCCC n. 14715/18 RGNR e n. 2029/19 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Catania il precedente 17 febbraio) nei confronti di n. 23 soggetti ritenuti affiliati alla famiglia dei SANTAPAOLA- ERCOLANO, a vario titolo ritenuti responsabili di omicidio aggravato dalle modalità mafiose, distruzione e soppressione di cadavere, porto e detenzione illegale di armi. L’operazione viene descritta anche nel paragrafo dedicato alla provincia di Catania.
Un passaggio autorizzatorio presso i vertici di cosa nostra catanese, la concertata definizione tra tutti i partecipi delle più efficaci modalità per agire con la distribuzione di compiti tra catanesi e lentinesi, la preordinazione delle circostanze di luogo e tempo per agire, la predisposizione di più armi, automezzi e vie di fuga dai luoghi etc…”.
Nel semestre, alcuni esponenti della famiglia NARDO sono stati raggiunti anche da significativi provvedimenti di ablazione patrimoniale: in particolare, sono stati colpiti dei beni a vario titolo riconducibili ad un ergastolano, esponente di spicco della citata famiglia, nonché alcune unità immobiliari in comune di Augusta e riferite ad un altro affiliato originario del messinese, risultato, tempo addietro, coinvolto nelle indagini relative all’operazione “Morsa”. La DIA a Catania ha inoltre operato l’espoliazione di beni intestati ad un pregiudicato del quale era stata accertata l’appartenenza al sodalizio dei NARDO. Infatti, “…lo stesso, nell’ambito della realizzazione del programma criminoso dell’organizzazione criminale su menzionata, ha compiuto una serie di estorsioni aggravate, tipici reati-fine di un’associazione di tipo mafioso”. Le indagini patrimoniali e reddituali effettuate dalla DIA “…consentono di affermare che i redditi riconducibili a…ed ai suoi familiari sono sproporzionati rispetto ai beni direttamente e/o indirettamente posseduti dal proposto e dai congiunti”. Pertanto, il soggetto ed il suo “…nucleo familiare di appartenenza hanno tratto i propri mezzi di sostentamento da redditi di provenienza illecita”. La confisca274 ha interessato un’agenzia di scommesse intestata a familiari, prosecuzione di analoga attività commerciale, quindi, riconducibile al soggetto “…costituita e gestita con proventi derivanti dalla precedente impresa e …pertanto…affetta da illiceità, quantomeno sotto forma della illiceità derivata”.
L’area meridionale della provincia, con i comuni di Noto, Pachino, Avola e Rosolini, é sotto l’egida del clan TRIGILA, che tuttavia conserva un certo peso criminale nonostante la detenzione del vecchio capo, il recente arresto di un sodale operato nella flagranza del reato di estorsione e l’aggressione patrimoniale adottata nei confronti di un altro affiliato. Nel comprensorio avolese è anche presente, in una posizione operativa più marginale in quanto agisce come articolazione dei TRIGILA, il gruppo facente capo ai CRAPULA, già colpito, nel gennaio 2019, da un’indagine che ne aveva decimato i ranghi. A Cassibile popolosa ed estesa frazione di Siracusa, altra filiazione dei TRIGILA è rappresentata dal gruppo LINGUANTI dedito, principalmente, al traffico di sostanze stupefacenti ed alle estorsioni.
La zona pedemontana aretusea, in cui ricadono i comuni di Floridia, Solarino e Sortino, risente dell’influenza della famiglia APARO, facente capo a due fratelli entrambi detenuti. All’estremo sud della provincia, nel comune di Pachino, si conferma anche la pressione criminale del clan GIULIANO, dedito principalmente al traffico di stupefacenti, che detiene consolidati rapporti con i CAPPELLO di Catania.
Come accennato, tra le citate formazioni criminali sussiste, al momento, una convivenza pacifica che limita le azioni cruente soprattutto da parte delle organizzazioni cittadine. Tale “stasi” sarebbe funzionale ad un più efficace svolgimento delle attività criminali sia nei settori tradizionali del traffico di stupefacenti e delle estorsioni attuate attraverso atti intimidatori, sia in altri possibili ambiti di illecito guadagno, tra i quali non appare trascurabile la guardiania abusiva delle proprietà terriere, fenomeno che rientra nel più vasto ambito della criminalità predatoria rurale. Tale forma di controllo e vigilanza delle proprietà rurali, non necessariamente riconducibile alla criminalità di tipo mafioso, rivela tuttavia un sistema consolidato curato dai proprietari di fondi che esula dalle regolari assunzioni coinvolgendo piuttosto i soggetti in una forma di sorveglianza illegale in cambio di vari corrispettivi ed utilità.
Nel periodo in esame si è verificato, inoltre, un episodio di intimidazione ai danni di un esponente di vertice della Regione siciliana, presumibilmente in seguito alla recente emergenza pandemica virale ed alla decisione di procedere alla riqualificazione di strutture ospedaliere.
Si tratta dell’operazione “Eclipse”, con la quale furono tratte in arresto 10 persone a vario titolo ritenute responsabili di danneggiamento seguito da incendio, tentata estorsione aggravata in concorso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravati dall’agevolazione dell’associazione mafiosa della famiglia TRIGILA e dei CRAPULA di Avola (SR).
Come è stato evidenziato nell’indagine “Araba fenice”, del luglio 2018.
L’8 gennaio 2020, a Pachino (SR), la Polizia di Stato ha arrestato n. 2 soggetti trovati in possesso di 21 kg di marijuana; il 29 aprile 2020, a Siracusa, la Polizia di Stato ha arrestato un soggetto trovato in possesso di 355 grammi di cocaina; il 13 maggio 2020, ad Avola (SR), la stessa Forza di polizia ha arrestato un altro soggetto per possesso di 2,3 kg di marijuana.
Il 7 gennaio 2020, a Siracusa, è avvenuta la deflagrazione di una bomba carta all’ingresso di una agenzia di scommesse; il 3 febbraio, nelle campagne di Pachino (SR), è stato danneggiato da incendio un deposito di attrezzi agricoli; il 6 giugno, a Siracusa, è stata danneggiata da incendio di natura dolosa una struttura ricettiva il cui titolare è parente di un pregiudicato vicino a cosa nostra catanese.
Sebbene non rientri nell’ambito della criminalità organizzata, il 10 febbraio 2020, nelle campagne di Lentini (SR), sono stati uccisi due soggetti e gravemente ferito un terzo. I tre erano intenti a rubare prodotti agricoli. Sottoposti a fermo di indiziato di delitto due guardiani del fondo.
Il 15 aprile 2020 un importante esponente politico della Regione siciliana ha denunciato di aver ricevuto una lettera recante minacce di morte.
Con riferimento alla gestione dei rifiuti, settore particolarmente appetito dalle consorterie mafiose, si deve evidenziare quanto emerso dagli atti dell’indagine “Mazzetta sicula”. L’operazione è stata eseguita nei confronti di un’organizzazione dedita all’illecita conduzione della discarica di Lentini (SR). L’impianto era già stato oggetto di accesso ispettivo, coordinato dal Centro operativo DIA di Catania nel settembre 2019.
Nel corso dell’attività investigativa è emersa, in particolare, la figura di un imprenditore catanese e dei suoi familiari che “…per garantire a se stessi e per assicurare il funzionamento irregolare delle società tramite le quali operavano… avevano instaurato un vero e proprio sistema corruttivo dei pubblici funzionari. Ai funzionari che si trovano in posizione chiave rispetto alle proprie attività … corrispondono tangente e denaro.”
L’indagine ha rivelato, infatti, il pagamento di tangenti ad un impiegato di un Consorzio locale. Quest’ultimo “…compiva atti contrari ai propri doveri d’ufficio….comunicava in anticipo … le date dei controlli … consentendo all’imprenditore di evitare di incorrere in sanzioni o accertamenti (condotta costituente altresì rivelazione di segreto d’ufficio)….assumeva nel corso delle attività del proprio ufficio posizioni comunque favorevoli alle società….indipendentemente dall’esame delle emergenze fattuali…”,ottenendo così dall’imprenditore “…il pagamento di regolari somme di denaro (erogate in nero ed in contanti) come corrispettivo … per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio…e comunque per aver messo la propria funzione a disposizione…” dell’imprenditore piuttosto che della pubblica utilità.
In cambio di atteggiamenti “favorevoli” alla sua impresa, venivano erogate tangenti anche ad un Dirigente di un Ente regionale addetto ai controlli e ai monitoraggi ambientali, il quale “… otteneva…il pagamento di una somma mensile di € 5000 (erogata in nero ed in contanti per complessivi € 40.000 accertati) come corrispettivo per il compimento degli atti contrari ai doveri di ufficio…”. Tra gli indagati un soggetto che, pur non essendo formalmente affiliato, è stato ritenuto vicino alla famiglia NARDO. Egli “…concorreva nello specifico alla stessa associazione: operando come intermediario tra gli esponenti del clan NARDO… ed il gruppo imprenditoriale… presso cui svolgeva prestazione di lavoro subordinato, incaricandosi, tra le altre cose, di far pervenire al sodalizio mafioso a più riprese… somme di denaro… di rassicurare gli esponenti del gruppo NARDO in merito alla gestione in proprio da parte del gruppo… di un’attività di somministrazione cibi e bevande da avviare nei pressi dello Stadio comunale di Lentini, senza affidare la suddetta gestione ad altri gruppi criminali; fornendo supporto logistico a… figlie del boss del clan NARDO … accompagnandole a proprie spese (per) i colloqui in carcere con il padre… riportando agli affiliati le indicazioni provenienti dallo stesso … sulla gestione degli affari del clan… affermando nei colloqui con terze persone di esporre la diretta volontà del boss detenuto…”.
Il 4 giugno 2020, a Catania, Scordia (CT), Siracusa e Lentini (SR), nell’ambito dell’operazione “Mazzetta sicula”, Proc. Pen. n. 2025/18 RGNR del Tribunale di Catania. La Guardia di finanza ha eseguito l’ordinanza, emessa il precedente 29 maggio, nei confronti di n. 9 persone a vario titolo indagate per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione continuata e rivelazione di segreto d’ufficio, nonché concorso esterno in associazione mafiosa. Nel corso delle indagini, riguardanti anche l’affidamento di un chiosco bar presso una struttura sportiva, sarebbero emersi collegamenti con soggetti ritenuti vicini alla famiglia NARDO.
RELAZIONE del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia
Un’altra indagine, svolta in seno all’operazione “Gold Trash”, ha rivelato, sebbene questa volta in un contesto estraneo ad ambienti mafiosi, l’organizzazione di un sistema consociativo di imprenditori ed amministratori di società operanti nello smaltimento dei rifiuti, coadiuvati da commercialisti e altri professionisti, concepito “…allo scopo di commettere una serie indeterminata di reati in materia fallimentare, quali bancarotte fraudolente da operazioni dolose (in materia fiscale), distrattive e preferenziali…gli associati costituivano ed utilizzavano, nel tempo, varie società…tutte attive nel settore dei rifiuti urbani in cui operavano secondo il seguente schema ricorrente:…omissione sistematica del pagamento in favore dell’Erario dei tributi e dei contributi previdenziali dovuti… raggiungimento della soglia critica di indebitamento, svuotamento della società decotta, mediante il trasferimento dell’azienda, completa di dipendenti, mezzi e veicoli, in favore di altra società sempre riconducibile ai membri della famiglia…modifica del nome delle società coinvolte nel passaggio d’azienda…a seguito del trasferimento d’azienda, erogazione di pagamenti nell’interesse e a vantaggio delle società in bonis con l’utilizzo della decotta”.
Un ulteriore ramo dell’operazione prima descritta ha coinvolto n. 3 imprenditori responsabili di illecita intermediazione, sfruttamento del lavoro e truffa aggravata, nonché un dirigente di un Ufficio pubblico ritenuto responsabile di corruzione. Gli imprenditori avrebbero violato le norme riguardanti la retribuzione dei dipendenti, nonché le disposizioni che tutelano il riposo e la salute dei lavoratori, beneficiando di un indebito vantaggio concorrenziale rispetto alle altre imprese operanti nello specifico settore. Per ottenere un finanziamento a fondo perduto da parte della Regione siciliana gli indagati hanno rappresentato agli Organi competenti, una situazione difforme da quella reale inducendo l’Ente in errore sulla sussistenza del diritto alla sovvenzione. In effetti, le risultanze dell’indagine hanno evidenziato come la società di smaltimento dei rifiuti, al momento della presentazione della domanda di partecipazione al bando pubblico, non avesse i requisiti di ammissibilità per beneficiare dei contributi. Inoltre, l’autorizzazione per l’attivazione di un impianto di recupero e riciclo rifiuti ad Augusta (SR) è stata rilasciata, da un pubblico funzionario, in cambio dell’impegno dei gestori della Società a “remunerarlo” assumendo due persone da lui segnalate.
Sempre nel campo del ciclo dei rifiuti e in seno ad una vasta operazione che, originata in provincia di Perugia ha interessato anche altri territori, è stato individuato286 in contrada Targia del comune di Siracusa un sito di deposito e stoccaggio di rifiuti speciali, anche pericolosi,
Il 3 giugno 2020, a Siracusa, nell’ambito dell’operazione “Gold trash” la Guardia di finanza ha notificato un provvedimento (OCC n. 2139/14 RGNR e n. 10981/15 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Siracusa il precedente 25 maggio) nei confronti di n. 14 indagati a vario titolo ritenuti responsabili ed in concorso tra loro, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed alla fraudolenta ed indebita percezione di erogazioni pubbliche.
Il 25 giugno 2020, a Siracusa, nell’ambito dell’operazione “Black trash” la Guardia di finanza ha eseguito un’OCC (n. 3884/219 RGNR e n. 341/20 RG GIP del GIP del Tribunale di Siracusa) nei confronti di n. 4 persone ritenute responsabili di indebite percezioni di finanziamenti pubblici, di sfruttamento del lavoro e di reati contro la pubblica amministrazione.
Il 23 gennaio 2020, a Siracusa, nell’ambito della vasta operazione “Black sun” (OCC n. 2273/17 RGNR e n. 5753/17 RG GIP emessa dal Tribunale di Perugia il precedente 20 gennaio), i Carabinieri hanno eseguito un’ispezione di carattere ambientale presso l’impianto di trattamento di rifiuti di una Società in atto in liquidazione, riscontrando che all’interno dell’area erano state condotte operazioni di deposito/stoccaggio di rifiuti anche pericolosi su aree non autorizzate. L’impianto, il cui valore è stato stimato in circa 4 milioni di euro, è stato posto sotto sequestro.
su aree non autorizzate. Lo stabilimento comprendeva capannoni, aree esterne adibite allo stoccaggio e ad uffici. Tra i rifiuti ammassati, venivano individuati pannelli fotovoltaici, rottami di vetro, imballaggi e contenitori di plastica per prodotti chimici e fitofarmaci, trasformatori contenenti gas pericolosi, fusti con pile esauste, nonché rifiuti ingombranti sottoposti, in parte, a triturazione per tipologie non omogenee. Il responsabile della Società di gestione dell’impianto si occupava “…in prima persona e mediante ordini ai sottoposti di organizzare il traffico illecito di rifiuti, prevalentemente costituito da RAEE della tipologia “pannelli fotovoltaici”… provvedendo a falsificare – anche con l’ausilio del capo impianto… – la documentazione di trasporto e quella attinente al trattamento dei citati rifiuti, invece destinati all’esportazione “tal quali” verso diversi Stati africani, dai quali traggono illeciti profitti…”.
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