Posizioni diametralmente opposte tra i banchi del consiglio comunale di Siracusa per le consigliere di maggioranza e di opposizione, punti di vista inconciliabili e soprattutto una grande verità: l’assenza di qualunque “sorellanza”
La bocciatura della mozione del PD sulla parità di genere in giunta ha scatenato un dibattito molto acceso che vede protagonisti due visioni opposte della questione, da una parte le sostenitrici dell’obbligo delle “quote rosa”, presenti e rumoreggianti anche tra il pubblico del consiglio comunale, dall’altra le fautrici della “competenza e del merito” a prescindere dal genere sessuale, gli unici due parametri che dovrebbero essere presi in considerazione nell’assegnazione di un ruolo politico.
Come Sara Zappulla, anche la consigliera Daniela Rabbito è rimasta “senza parole” in seguito alla nuova bocciatura della mozione: ” è evidente che le donne non vengono considerate” esordisce la consigliera – “ed è un peccato perché potrebbero dare un valore aggiunto, la cosa che mi è dispiaciuta di più però è che le colleghe consigliere di maggioranza non hanno voluto sostenere la mozione che non era legata a scelte politiche, ma solo alla tutela di un diritto. Sono certa che insieme all’assessore Celesti, che stimo, almeno altre due donne potrebbero dare un contributo valido all’amministrazione della città, ma incredibilmente questo non è stato recepito. Stimo tutte le mie colleghe in consiglio – conclude Rabbito – ma non mi resta che la delusione per aver constatato l’assenza di qualunque “sorellanza”.
Amaro anche l’intervento delle donne CGIL che propongono in più una visione politica della vicenda: “Più che la “bocciatura” di per sé, ciò che ci ha davvero amareggiate è stata l’astensione dal voto di quattro donne, quattro rappresentanti femminili all’interno del consiglio comunale. Un’astensione a nostro avviso del tutto immotivata e che di fatto ha bloccato il percorso dell’ordine del giorno presentato dalla consigliera Zappulla con cui si intendeva impegnare l’Amministrazione municipale sulla democrazia paritaria (La democrazia paritaria può essere definita come la costruzione di uno spazio pubblico – e istituzionale – in cui tra uomini e donne vi sia una relazione non più gerarchica, ma appunto “alla pari”). Abbiamo assistito ai lavori del Consiglio comunale di ieri convinte che l’ordine del giorno in questione avrebbe avuto l’approvazione delle consigliere donne, ma anche dei consiglieri “illuminati”. E invece così non è stato. E non crediamo che sia stata una coincidenza il “summit privato” tra un esponente della Giunta e un folto gruppo di consiglieri (proprio quelli che si sono astenuti) che si è tenuto pochi minuti prima della votazione.”
Su questo tema avevamo già sentito alcune settimane addietro la vicepresidente del consiglio comunale e già assessore Concy Carbone, decisamente contraria alle quote rosa, più incline alla selezione “per competenza” che per obbligo di legge, ecco la sua intervista:
Giovanna Porto, consigliera comunale dell’MPA, va ancora oltre e si dice addirittura quasi infastidita dall’uso strumentale della mozione, presentata per la terza volta. “Non condivido le quote rose perché sembrano quasi un favore che si fa alle donne che invece hanno parità di diritti, capacità e competenze” – dichiara la consigliera – “le trovo addirittura discriminanti per altre categorie, tipo LGBTQ+, per una simile scelta deve essere invece dato ampio spazio alle competenze”.
“Ritengo che le quote rosa siano limitative – rincara Porto – con il rischio di apostrofare una qualunque brava assessora con l’odiosa frase <<a quella l’hanno messa perché era femmina>>.”
“Il sindaco sceglie chi vuole al suo fianco per amministrare – conclude Giovanna Porto – e il suo interesse non può essere altro che quello di fare bella figura per portare risultati nella gestione della città, cosa possibile solo se si circonda di persone competenti a prescindere dal sesso.”
Appunto finale della consigliera Porto a una parte del pubblico presente in aula durante la votazione del provvedimento, prelevato in anticipo per evitare di far tardi: “abbiamo preso atto di un atteggiamento limitante in aula da alcuni presenti tra il pubblico, in qualche caso anche un po’ maleducato, cosa che ci è dispiaciuta non poco.”