Aggiornato al 29/04/2025 - 17:39
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Evento

Il primo femminismo in Sicilia, tra le pagine di un saggio presentato a Siracusa

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Organizzata dal “Centro studi Turiddu Bella” e con il patrocinio dell’Auser, la presentazione del volume “Scenari di un primo femminismo in Sicilia” (1700-1800) di Carmen Rita Pantano è divenuta occasione per sottrarre all’oblio quelle donne che, dimenticate dalla Storia, hanno dato il loro contributo alla causa risorgimentale

Nella sede della Cgil, erano presenti, oltre all’autrice: la docente e scrittrice, Maria Lucia Riccioli, a cui è stata affidata la presentazione del volume; la presidente del suddetto centro, Maria Bella Raudino, che ha tracciato un breve excursus delle finalità e delle attività portate avanti sin dal 1991 e che le sono valse la nomina di “Tesoro vivente”; la presidente dell’Auser di Siracusa, Dina Lauretta, la quale ha posto l’accento sull’obiettivo del circolo ricreativo e culturale, nato nel 1989, per consentire ai pensionati di impegnare proficuamente il loro tempo; la giornalista e scrittrice, Lucia Corsale, che ha prestato la sua voce per la lettura di alcune poesie contenute nel libro; il cantante, Tonino Bonasera, che, “in compagnia” della sua inseparabile chitarra ha intonato pezzi folcloristici tratti dal repertorio siciliano.

L’attenzione, dunque, si è concentrata sul saggio edito da “Opera incerta”, la cui pienezza di senso si può cogliere se inquadrato nella cornice di quel movimento politico, sociale, culturale e filosofico, che fu l’Illuminismo ed i cui valori fondanti – lo spirito di critica e la valorizzazione della ragione – costituirono la premessa delle idee libertarie perseguite dai moti insurrezionali. Il pensiero è andato alle numerose donne che: tennero una fitta corrispondenza fra di loro e con i patrioti, nonché con i politici; parteciparono in carne e ossa alla spedizione dei Mille e che alla fine del Risorgimento continuarono a non beneficiare di alcun diritto civile e politico. Sono state estrapolate anche alcune figure emblematiche e caricaturali come “Peppa ‘a cannunera” che, appropriatasi di un cannone, riuscì a mettere in fuga, se pur temporaneamente, i Borboni dalla città di Messina. Un saggio, dunque, in cui sono rintracciabili le origini di un certo “emancipazionismo” – si potrà parlare di femminismo dopo il conseguimento dei diritto al voto – e che, ricco di Storia e di colore, trasuda del rapporto di empatia fra l’autrice e i personaggi riscoperti.

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