Nella Cattedrale di Siracusa, subito dopo la Cappella di Santa Lucia e poco prima della porta di uscita, accanto alla fonte battesimale, in una parte della chiesa visibile a tutti senza necessità di biglietto d’ingresso, si trova il Centro Espositivo Luciano inaugurato il 7 maggio 1994 con la presenza dell’arcivescovo Giuseppe Costanzo che ebbe a ricordare come tutti gli oggetti presenti nelle due piccole sale diventeranno “ segni visibili della fiducia che da sempre il popolo nutre verso S. Lucia la quale potentemente intercede presso Dio per la sua gente ”.
Le persone che entrano nel Centro Espositivo Luciano vedono e percepiscono immediatamente, attraverso un video collocato nella prima stanza, l’atmosfera ed il clima che si vive durante le processioni in onore di Santa Lucia; ne colgono l’emozione dai volti dei fedeli, la bellezza nel passaggio del Simulacro tra le strade di Siracusa, la fedeltà nei gesti delle portatrici e dei portatori e nell’incedere scalzo delle donne.
Il Centro Espositivo Luciano, luogo ancora poco conosciuto dai siracusani, raccoglie, come segni visibili della ininterrotta fiducia a Lucia, testimonianze, ex voto ed oggetti legati al culto luciano.
Nella prima stanza è esposta, come ex voto, la bomba spagnola che, durante l’assedio del 1735, cadde, senza esplodere, nell’alloggiamento del generale Diego Orsini, comandante della guarnigione presso il Castello Maniace.
Serafino Privitera, nella “ Storia di Siracusa ” narra che “ il generale Orsini, benchè gli officiali alemanni si mostrassero forti a non cedere, pure ne avea tutto l’animo disposto. Quando una bomba caduta a raso nella sua stanza mentr’ei desinava, lo affretto più prestantemente a risolvere; giacchè preso dallo spavento, e dal timore che quella non scoppiasse, fè caldissimo voto alla Santa Protettrice della città, che se lo liberasse dal presente pericolo ei cederebbe la piazza incontinente. La bomba, senza esplodere, né reca danno alcuno, là restò inerte dove cadde ”.
Durante lo stesso assedio nel 1735, inoltre, la presenza di Santa Lucia vicino al suo popolo è testimoniata dal miracolo conosciuto come il prodigioso sudore che scendeva, secondo le testimonianza raccolte, dal volto, dalle mani e dai piedi della statua di Santa Lucia realizzata dallo scultore Gregorio Tedeschi nel Sepolcro alla Borgata.
La fine dell’assedio e la resa agli spagnoli venne interpretato immediatamente come un segno dell’intervento di Santa Lucia in aiuto alla sua città.
Nella prima stanza è anche conservato l’originale del quadro di autore ignoto del XVIII secolo che ricorda il miracolo del patrocinio di Santa Lucia del 1646 e che era collocato nell’edicola votiva della Turba di via Roma.
Nella parte inferiore del quadro è rappresentata la città con le sue mura ed un veliero che entra in porto, nella parte centrale è rappresentata Santa Lucia che tiene nella mano destra il piattino con gli occhi mentre con la sinistra benedice la città mentre nella parte superiore, tra le nuvole, è raffigurato, con le sembianze di una persona anziana, il Padre Eterno.
Nell’edicola votiva di via Roma, che costituisce uno dei luoghi più significativi della processione dell’ottava di maggio dove viene operato il cambio di turno dei portatori, è stata posta una copia per preservare e custodire il ricordo del grande miracolo del 1646 che viene festeggiato, con il lancio delle colombe, ininterrottamente la prima domenica di maggio dal 1647.
La prima stanza contiene anche ricordi di pellegrinaggi ed incontri con altre comunità luciane ed i costumi antichi che veniva indossati dai figuranti accanto alla Carrozza del
Senato per la processione di dicembre.
Nella seconda stanza è conservata la testa di un putto del grande carro trionfale di Santa Lucia che è stato in uso sino agli inizi del XX secolo, delle pitture su legno ex voto di pescatori che ricordano la protezione durante il lavoro in mare e moltissimi ex voto in argento raffiguranti gli occhi, a ricordo della protezione di Santa Lucia per la vista, che costituiscono, ancora oggi, una manifestazione di ringraziamento e di richiesta di protezione viva e presente nei fedeli.
Negli spazi espositivi, inoltre, è stato sistemato parte del tesoro di Santa Lucia ed in particolare le croci pettorali degli Arcivescovi siracusani.
E’ estremamente interessante ed ancora da approfondire il rapporto intenso che ha legato gli Arcivescovi siracusani alla figura di Santa Lucia; tutti hanno saputo cogliere la bellezza della testimonianza della Nostra Patrona ed hanno sempre caratterizzato in modo particolare e con momenti originali il loro rapporto con Lucia.
Nella seconda stanza è anche conservato un bastimento d’argento offerto nel 1909 dai siracusani di Buenos Aires a dimostrazione di un legame, ancora fortissimo e vivo, che lega la comunità siracusana in Argentina con Siracusa e la Santa Patrona.
Le vesticciuole di Santa Lucia completano l’arredo della stanza.
La tradizione narra che nel 1039 il generale bizantino Giorgio Maniace, prima di lasciare Siracusa che aveva temporaneamente liberato dall’occupazione araba, viene a sapere, da un vecchio che provvedeva alla custodia, dove era nascosto il corpo di Santa Lucia che, prelevato con autorità, viene portato a Costantinopoli per essere consegnato in dono all’imperatrice Teodora; successivamente nel 1204 viene trafugato dai veneziani e da allora si trova a Venezia.
La tradizione narra che il vecchio siracusano che provvedeva alla custodia del corpo riesce a trattenere la veste, il velo e le scarpe.
Monsignor Ottavio Garana, studioso di Santa Lucia, scrive che “nell’archivio della Cappella di Santa Lucia si conserva un atto declaratorio in pergamena redatto il 1 gennaio 1657 dal notaio Antonino Vassallo ad istanza di Suor Carmela Bonanno e Settimo, abbadessa del Monastero di Santa Maria. Nel documento sono trascritti due atti, tratti dai registri del notaio Pietro Satalia del Cinquecento. Nel primo del 26 aprile 1518 Giovanni Piedilepre affida al Monastero di S. Maria la cassa con le vesticciuole di S. Lucia, che si conservava da molto tempo nella sua famiglia. Nel secondo del 28 dicembre 1518 Suor Maria Piedilepre, vicina a morire, affida in perpetuo le sacre reliquie al Monastero di S. Maria di cui era badessa”.
Cesare Gaetani nelle “ Memorie intorno al martirio e al culto di Santa Lucia, Vergine e Martine Siracusana” afferma che la cassa con le vesticciuole, durante il secolo XIV, era pervenuta alla famiglia Piedilepre da una altra nobile casata siracusana alla quale era stata affidata da un abate di Santa Lucia che, nel 1294, era fuggito da Siracusa.
Le vesticcciuole, che ogni anno per la durata dell’ottavario durante la festa di dicembre venivano consegnate al Senato siracusano, sino al 1866, erano conservate presso il Monastero di S. Maria quando, soppresso il monastero, vennero affidate alla Deputazione della Cappella di Santa Lucia.
Il vestito, il velo e le scarpette era tutte riposte in tre involucri separati all’interno di un urna argentea del 1651.
La Deputazione, nel 1992, ha provveduto ad un lavoro di ripulitura e recupero delle reliquie che sono state poste in una teca di vetro mentre le scarpette sono state ricollocate nella stessa urna argentea del 1651.
La veste di seta ha una origine antichissima, come è stato evidenziato in uno studio effettuato nel 1993 dalla dott.ssa Doretta Poli Davanzo, e si tratta di un esemplare tessile di grande importanza storico-artistica attribuibile a manifattura orientale, sicuramente medioevale.
Le scarpette di Santa Lucia sono di colore rosso, come il simbolo che ricorda le battaglie delle donne contro il femminicidio: la prima condanna di Lucia imposta da Pascasio era uno stupro di gruppo in un postribolo sino alla morte.
La potenza del Signore blocca però il corpo di Lucia che neanche i buoi riescono a spostare impedendo il femminicidio.
Le scarpette rosse di Lucia rappresentano, per il fedele di oggi, la scelta di libertà di Lucia che ha voluto consegnare liberamente e coerentemente il proprio corpo e la propria vita per rendere testimonianza al Cristo Risorto. E’ un ulteriore segno dell’attualità e della forza perenne della Nostra Patrona.
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