[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”di Toi Bianca”][vc_video link=”https://youtu.be/0J2QdDbelmY”][vc_column_text]
Quando ho sentito per la prima volta quel giro di chitarra ho alzato la testa. Sulla tv dell’ufficio cantava sottovoce come sempre MTV. Ho guardato e sono rimasto come ipnotizzato da quel susseguirsi di triangoli dentro i quali Jack e Meg suonavano a turno la loro ossessiva e meravigliosamente infestante melodia rock: po popopopopo po. Il testo parlava di un esercito di sette nazioni o qualcosa del genere ma chi se ne fregava. C’era quel riff e quella percussione implacabile e ho capito subito (ve l’ho detto che ho l’orecchio comune per la musica) che quei due, i White Stripes, e quella canzone “Seven Nation Army” sarebbero entrati nella leggenda della musica popolare del terzo millennio che allora, nel 2003, albeggiava.
E infatti il “po popopopo po” cominciò a dilagare nella consapevolezza dell’umanità che era la specie egemone in un piccolo pianeta di che girava intorno a una piccola stella ai margini di una piccola galassia. Il riff lasciò i concerti ed entrò trionfale nel mondo del pallone diventando prima un inno romanista ma, soprattutto, nel 2006 la colonna sonora della vittoria italiana ai mondiali.
I fratelli White – lui. Dicono, è uno dei più grandi chitarristi in circolazione – continuano a fare belle song, ma “Seven Nation Army” è insuperabile.
La dedico a Christian Eriksen: che sia l’inno gioioso e poderoso della sua ripresa.
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