Ho avuto poche occasioni, da quando il Signore ha voluto farmi percorrere le strade di Lucia, di incontrare monsignor Giuseppe Caracciolo e tutte le volte ci siamo ripromessi di vederci per una discussione più ampia e serena; ma ciò non è stato possibile e mi rimane il rimpianto di non avere potuto ascoltare la memoria storica di Santa Lucia.
Ho conosciuto monsignor Giuseppe Caracciolo leggendo, pertanto, gli articoli che ha pubblicato nella rivista “ Con Lucia a Cristo ” da Lui fondata nel 1982 e diretta sino al 2005.
Era sua consuetudine aprire la rivista con una riflessione che, come ebbe a scrivere nell’articolo “Cristo è la sola parola che illumina e unisce ”, pubblicato per la festa di maggio del 2002, voleva che “fossero giudicate non come un atto dovuto o come un discorso di circostanza né, tanto meno, come un esercizio puramente estetico ” ribadendo, invece, con forza ed autorità morale che “ scrivo perché credo fermamente che ogni creatura umana per esistere ha bisogno di pensare, di riflettere, di conoscere ”.
Nell’ultimo articolo scritto per la rivista dal titolo “Trent’anni di Con Lucia a Cristo”, pubblicato per la festa di maggio del 2012 quando aveva da tempo lasciato la direzione della rivista e non era più componente della Deputazione, confessa il vero e profondo motivo che ha caratterizzato gran parte della Sua vita e la forza del Suo credere nel pensiero, nella conoscenza e nella riflessione a servizio di Santa Lucia: “scoprii una realtà che mi affascinò subito per la Sua gigantesca statura spirituale e per il forte richiamo che – da sempre – ha esercitato, esercita ed eserciterà sulla vita di innumerevoli credenti sparsi in tutto il mondo e – in modo particolare – siracusani, anche residenti lontano. Sentii il bisogno di additarLa come Angelo e guida per tutti nel difficoltoso cammino della vita e creai come strumento d’informazione e di formazione spirituale, il periodico “Con Lucia a Cristo”, che personalmente e in toto ho curato alla vigilia delle due feste annuali di dicembre e di maggio, dal 1982 al dicembre del 2005”.
La scoperta della realtà di Lucia come guida nel percorso della Sua vita lo ha spinto ad assumere anche atteggiamenti forti e duri a difesa della verità ed è significativo, al riguardo, l’articolo apparso sul numero pubblicato per la festa di dicembre 1999 intitolato “ In difesa di Santa Lucia ”.
Monsignor Giuseppe Caracciolo attacca, senza paura e con toni forti, un atteggiamento, ancora purtroppo presente, che tende a sminuire la figura storica di Santa Lucia e scrive che “.. di aria fritta, sul conto di Lucia, ne circola, purtroppo, ancora tanta. Molto si scrive o si dice di Lei, ma non sempre con la dovuta competenza. C’è di tutto! C’è chi trascura l’essenziale e punta l’attenzione su aspetti particolari della sia immagine, puramente fantasiosi o di marginale importanza; c’è chi s’interessa a Lei ma solo per parlarsi addosso, impreparato come si rivela a capire a fondo il fenomeno della santità; non mancano, poi, di quelli, anche credenti che ostentano sull’argomento un certo distacco in nome di un intellettualismo elitario e supponente, certamente non in grado di ammettere che la fede dei semplici e le ragioni del cuore hanno spesso una capacità di lettura della realtà e dei misteri di Dio che manca certamente a chi fa affidamento soltanto sull’arida ricerca di dati concreti; c’è, anche tanto pressappochismo e superficialità. Voci isolate di presunti dotti e di divulgatori disinformati continuano – attraverso mezzi di comunicazione sociale – a dire inesattezze sul suo conto, ignorando persino la storicità della sua persona o le fonti più attendibili della sua passione”.
Una difesa appassionata legata alla “fatica” di liberare il culto di Lucia dai limiti “di un gretto provincialismo” e dai “malcelati tentativi di strumentalizzazione”.
Monsignor Giuseppe Caracciolo aveva radicata la convinzione che la forza di Lucia e della Sua testimonianza, pur risalente ad oltre 1700 anni, è una realtà ancora attuale e, nel numero pubblicato per la festa di dicembre del 1997, in un articolo dal titolo “Messaggio di vita” scrive che “Lucia non è un personaggio del tempo passato di cui ci è rimasto un ricordo, semplicemente un ricordo, anche se bello. E’ una donna che ha speso la sua vita nella dimensione di Dio (che è eterna e universale): per questo il suo messaggio continua a parlare al cuore ed alla mente di tutti – dei giovani soprattutto – con la freschezza della novità e dell’attualità. Festeggiandola noi non ci limitiamo a godere – compiaciuti -, per il suo patrocinio e per il fatto che – come siracusani – abbiamo con Lei molte cose in comune. Onorarla per noi significa soprattutto riflettere sul messaggio di vita che ci ha lasciato ed impegnarci a viverlo personalmente e a proporlo agli altri. Lucia – con la sia scelta di vita rispettata con ferma volontà e con piena convinzione fino al dono di tutta se stessa – ci ricorda anzitutto che nella vita ci sono cose che hanno primaria importanza ed altre che pur valgono, ma di meno. L’unica realtà che ha assoluto valore ed è indispensabile per dare senso e contenuti alla nostra vita è la fede in Dio, il rapporto filiale con Lui, l’ascolto e l’obbedienza alla sua parola”.
Monsignor Giuseppe Caracciolo ha sempre testimoniato, con i suoi scritti, il vero ed autentico significato della devozione a Lucia svolgendo una intesa opera ed attività di formazione delle coscienze del popolo dei devoti ed infatti, nell’articolo “Con Lucia a Cristo” pubblicato nel numero di maggio 1997, scrive che “Lucia è lo strumento eloquentissimo per una conoscenza più approfondita del Cristo ed è guida sicura che ci aiuta ad avvicinarci a Lui con passo deciso e fermo. Ritengo, quindi importante il rapporto con Lei, purché non resti prigioniero di un superficiale, vago sentimentalismo ma venga vissuto come un rapporto interpersonale vivo, fatto di voglia di cambiare per migliorarsi, di desiderio di imitarLa, sulla base di una sufficiente conoscenza del significato e del valore della sua testimonianza vissuta in un conteso di vita che – nella sostanza e per tanti aspetti – non è poi tanto diverso dal nostro, caratterizzato anch’esso da una qualità di comportamenti, di rapporti sociali, di mentalità, d’ideali decisamente corrotti, irrazionali, nient’affatto cristiani”.
Ed è altresì significato quanto scrive nell’articolo “Segni e realtà” pubblicato nel numero di “Con Lucia a Cristo” per la festa di maggio 2005, subito dopo la prima venuta del corpo di Santa Lucia a Siracusa, dove richiama i lettori, dopo l’evento che ha coinvolto una folla innumerevole di devoti, ad una seria riflessione “Attenti, però, alle esagerazioni: ogni segno non deve e non può essere scambiato per la realtà! Sono segni – anche se eloquenti – e nient’altro! le immagini venerate dei nostri Santi; sono segni – e nient’altro – anche i loro corpi destinati, anch’essi, alla corruzione anche se degni di grande rispetto e carichi di memorie! Però, Santa Lucia non è il Suo corpo! Santa Lucia è uno spirito immortale che vive nella dimensione di Dio e – con Lui – è presente (veramente presente) dovunque, particolarmente lì dove ha motivo di farla sentire più forte che mai questa sua presenza. A Siracusa, soprattutto!”.
Di grande intensità sono le parole dedicate al Simulacro della nostra Patrona ed in un articolo dal titolo “Spunti di riflessione” pubblicato nel numero di maggio del 1984 scrive che “il siracusano sa benissimo che il Simulacro è solo un segno, un’immagine ma intuisce, dietro di esso, la presenza misteriosa di Lucia che vive gloriosa nel Cielo di Dio e che continua a svolgere il ruolo di intermediaria e di protettrice della Città che La onora e che si gloria di averLe dato i natali, E legge in quel dolce volto tutta la storia della sua patria, le speranze e le implorazioni delle generazioni passate ed ad esse unisce, con fede inconcussa, le proprie. Dirò anzi, e non temo di sbagliare, che incrociando lo sguardo di Lucia, ognuno avverte, in modo più o meno esplicito, un’acuta nostalgia ed un richiamo incessante. Nostalgia di chi?. Chiaramente di Dio!”
Nell pagine della rivista “Con Lucia a Cristo” si scoprono anche aspetti personali della vita di monsignor Giuseppe Caracciolo ed in particolare il grande amore per Ortigia che indica come il cuore e l’anima di Siracusa
Nell’articolo dal titolo “Alla Decus Orthigiae. Per Ortigia che muore”, pubblicato per la festa di dicembre 1995, scrive “Io amo rifare spesso, a piedi, i vecchi percorsi della mia infanzia, attraverso i quartieri popolari della Graziella, della Giudecca e del Castello ma mi sento sempre più preso da un opprimente senso di angoscia e d’impotenza nel constatare come rischiano di scomparire definitivamente rioni pulsanti, fino a poche decine di anni fa, di vita e di attività, testimoni fedeli di un’antica civiltà millenaria, di tante vicende storiche di ampia portata, custodi gelosi di memorie, di tradizioni, di usanze che sono sostanza di una cultura originale e inconfondibile, di una identità peculiare per cui Siracusa è Siracusa e la sua non può essere confusa con altre culture, con identità diverse”.
La sfiducia verso i comportamenti degli uomini capaci solo di alimentare speranze per poi puntualmente deluderle viene superata dalla invocazione di aiuto a Lucia: “Tu, Lucia, hai sempre amato e ami questa terra che ti ha accolta appena nata. A questa terra hai sempre assicurato protezione in tante storiche situazioni di disagio: per questa terra hai sempre speso e spendi la tua valida intercessione presso Dio” e da una accorata preghiera: “Ti chiediamo di illuminare le menti di coloro che possono e debbono e di spingerli ad intervenire concordemente … Liberaci anche – è oggi soprattutto – dall’abbandono e dal disinteresse che sono più disastrosi del terremoto!”.
Una grande figura che è giusto ricordare come perenne punto di riferimento.
Pucci Piccione
Presidente Deputazione di Santa Lucia