Il presidente della Commissione ARS in Prefettura per la mappatura di Cosa Nostra. Allarme su droga (crack), appetiti sul turismo e scarsità di denunce. “Assuefazione pericolosa”
Una mafia che non spara ma si infiltra nel tessuto economico e sociale, una “bassissima conflittualità” che, lungi dall’essere un segnale positivo, è sintomo di “affari d’oro” per la criminalità organizzata e di una pericolosa soglia di connivenza e assuefazione nel territorio. È l’allarme lanciato dal presidente della Commissione Regionale Antimafia, Antonello Cracolici, oggi a Siracusa per proseguire i lavori di mappatura sullo stato di Cosa Nostra in Sicilia.
Cracolici ha incontrato in Prefettura i vertici provinciali delle Forze dell’Ordine (il Prefetto Giovanni Signer, il Questore Roberto Pellicone, i Comandanti Provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, Dino Incarbone e Lucio Vaccaro) e il capo del centro operativo DIA di Catania, Felice Puzzo. Nel pomeriggio è previsto l’incontro con i sindaci della provincia.
“Nel Siracusano riscontriamo una mafia ben inserita nel tessuto economico e sociale, che non impaurisce la reazione pubblica, facendo alzare, così, la soglia di connivenza col fenomeno criminale che non viene vissuto come una minaccia: come se fosse naturale e connaturato, come il sole e l’aria che respiriamo”, ha dichiarato Cracolici. Questa apparente tranquillità, questa “bassissima conflittualità”, secondo il presidente dell’Antimafia, “conferma che quando c’è poca conflittualità ci sono affari d’oro”. Il problema diventa quindi capire “come questi affari poi si redistribuiscono e si reinvestono nel sistema cosiddetto dell’economia legale”.
Tra i settori principali dell’attività criminale in provincia, Cracolici conferma il traffico di stupefacenti, con piazze di spaccio spesso in mano alla criminalità comune e una diffusione preoccupante del crack. Ma gli appetiti della mafia si rivolgono con sempre maggiore interesse anche al settore turistico, in particolare “nella ristorazione e nei trasporti”. Un dato significativo: “nel 2024 su 11 interdittive antimafia [emesse in provincia, ndr], 9 riguardano la ristorazione e 2 il settore edile”.
Un altro elemento preoccupante emerso dalle audizioni, e confermato anche dalle cinque associazioni antiracket presenti, è il basso livello delle denunce. “Dobbiamo comprendere se questo dipende, come temo, dal livello di assuefazione e convivenza, pericoloso per gli stessi imprenditori”, ha commentato Cracolici. Il presidente dell’Antimafia ha però lanciato un appello: “Denunciare oggi conviene: ci sono norme che garantiscono la tutela dell’anonimato e in tanti casi abbiamo scoperto che la stessa denuncia da parte degli imprenditori funge da deterrente nei confronti di chi poi si presenta a chiedere il pizzo”.
Cracolici ha anche toccato il tema del possibile condizionamento politico: “Siamo convinti che il minor radicamento delle forze politiche nei territori sta paradossalmente determinando un maggior condizionamento delle uniche famiglie criminali organizzate, quindi il rischio del condizionamento del voto esiste, anche se non ci sono evidenze tali da suscitare l’attenzione delle forze investigative”.
L’incontro pomeridiano con i sindaci servirà ad approfondire come l’illegalità si diffonde capillarmente, comprendendo le differenze rispetto alle “mattanze degli anni Novanta” e adattando le strategie di contrasto alla mafia odierna, più silente ma non meno insidiosa.