Una tegola giudiziaria rischia di complicare ulteriormente il già travagliato percorso verso la gestione unica del servizio idrico integrato nella provincia di Siracusa
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (Cga) ha accolto il ricorso presentato dal Comune di Palazzolo Acreide, annullando il provvedimento dell‘Assemblea Territoriale Idrica (Ati) di Siracusa che aveva negato al comune montano i requisiti per mantenere la gestione autonoma del servizio. Una vittoria per il sindaco Salvatore Gallo, che da tempo si batte per l'”autonomia idrica”, ma una potenziale grana per l’iter di Aretusacque.
Vizio di legittimità formale: la decisione del Cga
La sentenza del Cga, che riforma la precedente pronuncia del Tar, si fonda su un vizio di legittimità formale. I giudici amministrativi hanno stabilito che l’Ati Idrico, nel riesaminare la posizione di Palazzolo dopo una prima sentenza favorevole al Comune (emessa dal Tar di Catania nel 2021 e passata in giudicato perché mai appellata), avrebbe dovuto affidare la valutazione allo stesso commissario ad acta nominato dalla Regione. Invece, la pratica è stata demandata al Direttore Generale dell’Ati, una figura, secondo il Cga, non titolata a esprimersi nel merito della gestione, essendo investita di soli compiti organizzativi e gestionali. Di conseguenza, il diniego emesso è stato impugnato per incompetenza dell’organo, e il Cga ha dato ragione a Palazzolo, rimettendo l’istruttoria all’organo competente.
Le ripercussioni su Aretusacque
Questa decisione blocca, di fatto, l’estensione della gestione unica del servizio da parte della nuova società Aretusacque (frutto del raggruppamento temporaneo di imprese Acea Molise Srl e Cogen Spa, aggiudicatario della concessione trentennale da oltre 1,2 miliardi di euro) almeno per quanto riguarda il territorio di Palazzolo Acreide. Proprio lo scorso gennaio, la commissaria dell’Ati Rosaria Barresi aveva ufficializzato l’aggiudicazione definitiva della maxi-gara, che prevede investimenti per 366 milioni di euro su 19 comuni della provincia (esclusi Cassaro e Buscemi, inferiori ai 1000 abitanti) per servire oltre 390.000 abitanti.
Scenari futuri e la posizione del Sindaco Gallo
Ora si aprono scenari complessi. L’Ati potrebbe riproporre un nuovo diniego attraverso l’organo competente, aprendo potenzialmente la strada a un ulteriore contenzioso. Oppure, Palazzolo potrebbe essere definitivamente escluso dalla gestione unitaria, continuando con la propria gestione “in house”. Quest’ultima ipotesi, però, solleverebbe interrogativi sulla possibile modifica delle condizioni del bando originario, con il rischio di nuove impugnazioni.
Il sindaco di Palazzolo Acreide, Salvatore Gallo, non ha dubbi e ribadisce la linea del suo Comune: “Vogliamo mantenere la gestione autonoma del servizio. Così facendo, i nostri cittadini pagherebbero il 200% in meno rispetto alle tariffe applicate a Siracusa”. Gallo aggiunge: “La parte di investimenti sulla rete e gli impianti, come prevista dal Pnrr ed in ripartizione proporzionale per Palazzolo, è l’unica richiesta che muoviamo all’indirizzo della nuova società di gestione nel resto della provincia”.
Un principio di diritto fondamentale
La sentenza del Cga, come sottolineato in ambienti legali, tocca un principio di diritto fondamentale: l’amministrazione pubblica non può adottare atti lesivi nei confronti di un ente che non ha ancora formalmente e sostanzialmente iniziato a esercitare le proprie funzioni (il cosiddetto munus). Nel caso specifico, l’Ati avrebbe agito senza che il Comune di Palazzolo avesse ancora assunto concretamente le competenze in materia di servizio idrico integrato secondo il nuovo assetto. Il Cga ha quindi rilevato che non vi era alcun comportamento inerte o illegittimo del Comune tale da giustificare l’intervento “sanzionatorio” dell’Ati.
Data la complessità e la novità della fattispecie giuridica, il Collegio ha deciso per la compensazione integrale delle spese di giudizio. La sentenza è comunque esecutiva e l’Ati di Siracusa dovrà rivedere le proprie azioni alla luce dei principi enunciati dai giudici amministrativi.