Aggiornato al 17/10/2025 - 12:09
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L’Idroscalo conteso, tra sogni di riapertura e bandi della Difesa

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Arriva in redazione una segnalazione di un lettore che si firma “Pirata Siracusano”: “Mentre si parla di questo, cosa ne è del ‘Progetto Spero’ e dell’impatto sulla costa?”

La segnalazione di un lettore riaccende i riflettori sul futuro del waterfront militare, argomento ripreso oggi anche dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia a Siracusa. La paura è che, dietro la promessa di una parziale apertura, si nascondano altre criticità per il litorale. E intanto, la città attende risposte su decine di opere incompiute.

Alla ricerca del waterfront

C’è un pezzo di costa siracusana che da decenni alimenta i sogni e le frustrazioni dei cittadini. È il waterfront dell’Idroscalo, quell’area straordinaria affacciata sul Porto Grande, attualmente sotto l’egida dell’Aeronautica Militare. Una “ferita” nel cuore della città, separata solo da una recinzione, che da anni è al centro di un dibattito tanto ciclico quanto, finora, inconcludente sulla sua “smilitarizzazione” e restituzione alla pubblica fruizione.

A riaccendere i riflettori, questa volta, è la lettera appassionata e amara di un nostro lettore, che si firma “Il pirata siracusano”. Uno sfogo che parte da una constatazione e si allarga a una critica feroce sulla gestione del territorio.

“Ci chiediamo del waterfront all’Idroscalo,” scrive il “Pirata”, “che avendolo visitato l’anno scorso è, devo dire, tenuto benissimo, veramente bello”. Una bellezza curata, ma inaccessibile, che stride con le promesse. Il lettore menziona i “rumors” di un’apertura, forse tramite una “società di servizi”, che potrebbe garantire un “passaggio”. Ma è qui che la speranza si incaglia nel sospetto.

Il vero nodo, secondo la segnalazione, non sarebbe tanto l’apertura in sé, quanto ciò che si muove dietro le quinte. Da tempo si parla di un’intesa tra Amministrazione Comunale e Ministero della Difesa per cedere almeno l’uso della passeggiata a mare, ma un recente bando ministeriale per la gestione dell’area sembra andare in direzione diversa: non una cessione, ma una valorizzazione economica gestita direttamente da Roma. Un punto d’incontro, si dice, si troverà.

Ma il nostro “Pirata” non ci sta e lancia l’allarme su un altro fronte, che teme possa essere collegato: “Nessuno si preoccupa del progetto Spero […] basta guardare il progetto. Perché questo non si sbandiera al vento?”. Il lettore è durissimo: “Si mette in risalto una cosa [l’apertura dell’Idroscalo, ndr] per farne una forse peggiore: il progetto Spero. Senza vedere nemmeno l’impatto che può avere sulla nostra costa“.

L’accusa è grave e tocca un nervo scoperto: la paura che, mentre l’attenzione pubblica è focalizzata sulla conquista di pochi metri di passeggiata, altri interventi possano compromettere equilibri delicati.

Il “Pirata” allarga poi lo sguardo, con la foga di chi vede le cose che non vanno, e la sua lettera diventa un j’accuse all’intera gestione della città: “Purtroppo a Siracusa abbiamo un problema: la maggior parte non guarda oltre i suoi piedi”.

E giù con l’elenco delle ferite aperte, che ogni siracusano conosce bene: “Vi ricordate l’incendio alla playa e alla vecchia fabbrica? Guardate su Google Maps: piena di eternit”. E ancora, la gestione del litorale: “Perché non riqualifichiamo le nostre vecchie saline? Che con le nuove […] banchine […] hanno cambiato e rovinato i nostri fondali”. Un danno che, secondo il lettore, avrebbe alterato la conformazione del fondale, causando persino l’eccessiva intrusione di “acqua salata nel fiume Ciane”.

Un fiume in piena

Lo sfogo è un fiume in piena che chiede conto delle priorità. “Perché invece non si prendono opere incompiute e portarle avanti? Perché non si pensa a sistemare le criticità?“. E chiude con un esempio concreto, simbolo di tante attese: “Il Villaggio Miano (convogliamento acque meteoriche), che fine ha fatto il progetto?

La segnalazione del “Pirata siracusano”, pur nella sua foga, ha il merito di rimettere le cose in prospettiva. L’Idroscalo non è solo una passeggiata. È il simbolo di una città che chiede di riappropriarsi dei suoi spazi più belli, ma che al tempo stesso teme di essere “presa in giro”.

La questione rimane sul tavolo: il Ministero della Difesa vuole davvero “restituire” un bene ai siracusani o sta solo cercando un partner per una gestione economicamente vantaggiosa che escluderà comunque la libera fruizione? E mentre si discute di questo, quali altri progetti impattanti, come il “Progetto Spero” temuto dal nostro lettore, avanzano senza adeguato dibattito pubblico?

I cittadini, come questo “Pirata”, dimostrano di avere memoria e di saper guardare oltre le promesse di facciata. Attendono coerenza, visione e, soprattutto, la cura delle criticità esistenti prima di nuove, e forse dannose, avventure.

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