Aggiornato al 15/04/2025 - 18:52
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Giovani, Europa, futuro

L’algoritmo e la guerra invisibile

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Chi controlla gli algoritmi controlla il consenso: l’Europa, i giovani e la guerra invisibile della percezione

Approfondimento a cura di Stefano Ingallina

In un’epoca in cui gli eserciti si muovono meno delle informazioni, la vera frontiera geopolitica è cognitiva. La battaglia non si combatte più solo con armi tradizionali, ma attraverso il dominio delle narrazioni, la manipolazione delle percezioni e il controllo dell’attenzione. In questo scenario, l’Europa si trova nel mezzo, tra chi scrive gli algoritmi e chi li subisce.

La guerra dell’informazione è già qui

Oggi le guerre non si svolgono solo sul campo di battaglia, ma sui social network, tra le raccomandazioni di YouTube, nei trending topic di X e nei feed personalizzati di TikTok. L’attenzione è la risorsa più contesa, e gli algoritmi sono i nuovi generali che decidono cosa merita di essere visto, discusso, assimilato.

Le piattaforme digitali, mosse da logiche di profitto e strategie geopolitiche, plasmano l’opinione pubblica senza che la maggior parte degli utenti se ne renda conto. In questa realtà iperconnessa, l’Unione Europea prova a difendere un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: la tecnologia non è neutra, e chi plasma la percezione collettiva deve essere soggetto a regole e responsabilità.

Trump e l’America che si riprende il controllo

Dall’altra parte dell’Atlantico, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna una ridefinizione del ruolo globale degli Stati Uniti, anche sul piano digitale. L’America sta promuovendo un’idea di autarchia tecnologica e di controllo interno sui flussi informativi, con la giustificazione della sicurezza nazionale. Ma questa spinta alla sovranità non si limita al digitale: rientra in una più ampia strategia economica e commerciale, già avviata con la guerra dei dazi contro la Cina.

L’obiettivo sembrerebbe chiaro: ridurre la dipendenza dalle potenze straniere, riportare la manifattura negli Stati Uniti e riaffermare il controllo economico sulle proprie filiere strategiche. Gli Stati Uniti non vorrebbero più essere spettatori passivi di ciò che accade nei loro stessi feed, ma attori attivi nel modellare la narrazione. Allo stesso modo, in ambito commerciale, l’attuale amministrazione sta rilanciando un approccio protezionista, rafforzando il concetto di “America First” attraverso dazi sulle importazioni e incentivi alla produzione interna.

E l’Europa?

Di fronte a queste trasformazioni, l’Unione Europea ha risposto con strumenti normativi innovativi come il Digital Services Act, l’AI Act e il Data Governance Act. Tuttavia, questi tentativi, pur importanti, sembrano muoversi con una lentezza che mal si adatta alla velocità con cui si diffondono le informazioni nell’era digitale.

Sul fronte economico, l’UE sta dovendo affrontare le conseguenze della politica protezionista statunitense, che ha spinto molte aziende a riconsiderare le proprie catene di approvvigionamento e a rinegoziare accordi commerciali.

Understanding Social Media Recommendation Algorithms
Emilie Flamme

Ciò che è in gioco va oltre la semplice protezione dei dati: riguarda la sovranità cognitiva ed economica europea. Si tratterebbe di garantire il diritto di ogni cittadino a non essere manipolato da interessi commerciali o geopolitici nascosti dietro algoritmi opachi e di proteggere la competitività dell’industria europea in un mondo sempre più polarizzato. Ma per farlo, sarebbe necessario un salto di qualità nella regolamentazione, nella strategia economica e nella consapevolezza collettiva.

L’attuale unità europea sarà in grado di rispondere a schiena dritta a queste nuove sfide transatlantiche? Lo scopriremo, settimana dopo settimana.

I giovani al centro: generazione algoritmo?

La scorsa primavera ho contributo alla stesura del Libro Verde pubblicato dal Movimento Europeo Italia. Tra i vari argomenti trattati, si sottolinea come i giovani non siano semplici destinatari delle politiche digitali, ma attori centrali nella costruzione del futuro europeo. Non solo perché sono nativi digitali, ma perché vivono in un contesto culturale e politico interconnesso, in cui la loro capacità di interpretare e governare l’informazione è determinante.

Libro verde – Scriviamo insieme il futuro dell’Europa

Il documento evidenzia un’urgenza: rendere l’Europa leggibile per le nuove generazioni. Offrire spazi reali di partecipazione, formazione e immaginazione politica. Perché la vera sfida non è solo capire gli algoritmi, ma decidere chi li scrive e a quali principi devono rispondere.

In un mondo in cui siamo costantemente esposti a suggerimenti su cosa guardare, leggere, pensare, il gesto più rivoluzionario è quello di scegliere autonomamente. Leggere criticamente, partecipare attivamente al dibattito pubblico, chiedere trasparenza sulle logiche che governano il nostro ecosistema digitale.

L’Europa ha un’opportunità unica: diventare il primo spazio politico in cui il potere degli algoritmi potrebbe essere reso leggibile, negoziabile, umano. Ma perché ciò avvenga, è necessario che i giovani non siano solo utenti passivi, ma protagonisti consapevoli e partecipativi. Servirebbe un’alleanza intergenerazionale che sappia immaginare regole nuove per un mondo che cambia più rapidamente di quanto riusciamo a comprenderlo.

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