Blackout dalla durata insopportabile, incendi e ondate di calore asfissianti tormentano i cittadini di Siracusa, ma non è corretto parlare di emergenze.
Un incendio sta bloccando in queste ore la Statale tra Priolo Gargallo e Augusta, una densa coltre di fumo che ha causato disagi e che ha costretto le autorità a rendere obbligatoria l’uscita a Priolo Gargallo, direzione Catania da Siracusa. Ma altri incendi sono scoppiati sia vicino alla zona industriale sia nella zona sud, tra Avola, Portopalo e Marzamemi.
Sempre a Priolo si tocca oggi il picco di 47,6° gradi di questa insopportabile ondata di calore, primato detenuto fino a ieri da Francofonte ma che, ne siamo sicuri, nessun’altra città ambisce a detenere.
Infine, l’odioso nodo dei blackout, con i tecnici di e-distribuzione in evidente pressione, soprattutto per quanto sta accadendo nel catanese e a macchia di leopardo a Siracusa.
Giorni terribili in cui i cittadini più deboli, anziani, bambini, malati, hanno dovuto sopportare condizioni vicine all’inumanità. Fatti forse eccezionalmente concentrati nel tempo, ma di sicuro non definibili come emergenze.
L’emergenza è infatti l’incendio all’aeroporto di Catania, imprevista e imprevedibile, anche se affrontata in maniera evidentemente superficiale e insufficiente.
Emergenza può diventare un’ondata di sbarchi fuori dall’ordinario, un incidente particolarmente grave o una calamità naturale imprevedibile, come uno smottamento o un terremoto.
Ma scoprire che in Sicilia la gente utilizza l’aria condizionata in estate non può essere definita emergenza; scoprire che se lasci i terreni con l’erba incolta, possono scoppiare incendi in estate non è un’emergenza; scoprire che ogni anno le estati diventano sempre più torride, ormai non è un’emergenza.
Tutte queste situazioni sono semplicemente dati di fatto con cui avere a che fare nell’ordinario, per questo diventa inaccettabile l’atteggiamento passivo di chi, di fronte ad un blackout di oltre 14 ore, liquida un utente con un semplice “scusate il disagio”.
No, non c’è proprio nulla da scusare, perché con gli incassi delle salate bollette pagate da tutti, era obbligatorio pensare ad un miglioramento e potenziamento della rete per tempo; perché con le tasse dei siciliani oppure accollando le spese direttamente ai proprietari privati, si doveva pensare a bonificare prima i terreni incolti, evitando così gli incendi.
Smettiamo dunque di utilizzare la parola emergenza quando non serve, perché rischiamo di fornire un alibi a chi invece è colpevole, quando va bene, di negligenza assoluta.
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