Aggiornato al 27/02/2023 - 14:54

Hai un dolore persistente al tallone? consigli per alleviare questo disturbo

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Il dolore al tallone, la parte posteriore del piede, è un sintomo molto frequente negli adulti. Di solito si sviluppa gradualmente e peggiora con il tempo. Spesso il dolore può diventare intenso e manifestarsi quando si sposta il peso sul tallone. Nella maggior parte dei casi, il dolore si verifica solo a un tallone, sebbene le stime indichino che in circa un terzo della popolazione si manifesti in entrambi i talloni.

Il dolore, di solito, è più forte di mattina o quando si inizia a camminare dopo un periodo di inattività. Generalmente con il movimento si riduce ma in alcuni casi peggiora dopo aver camminato o essere stati in piedi a lungo. Alcune persone finiscono con lo zoppicare o assumere un’andatura anomala nel tentativo di evitare di poggiare il peso sul tallone dolente.

Cause

Il dolore al tallone, in genere, si manifesta a causa di infiammazione della fascia plantare. La fascia plantare è una fascia muscolare/fibrosa resistente e flessibile che si estende dal fondo del tallone fino alla base delle dita, agendo come una sorta di ammortizzatore. Un danno improvviso o che si verifica nel corso del tempo, può produrre piccole lacerazioni e causare l’ispessimento della fascia plantare con conseguente dolore al tallone. Talvolta, possono anche infiammarsi il tessuto circostante e l’osso del tallone.

Nella maggior parte dei casi il dolore al tallone si manifesta in presenza di fasciosi plantare, dovuto in genere a sollecitazione meccanica oppure nei casi di fascite plantare caratterizzata, invece, da infiammazione della fascia plantare.

Terapia

Sono disponibili diverse cure che possono alleviare il dolore al tallone e accelerarne la scomparsa:

  • riposo, evitare di camminare per lunghe distanze e per lunghi periodi
  • stretching dei muscoli del polpaccio e della fascia plantare
  • applicazioni di ghiaccio sul tallone e, se necessario e dietro consiglio del medico, assunzione di medicinali antidolorifici, come i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
  • utilizzo di scarpe che calzano bene, in grado di supportare e sostenere il piede. Le scarpe da corsa sono particolarmente utili
  • utilizzo di dispositivi di appoggio della pianta del piede come i plantari (supporti rigidi che vengono posti all’interno della scarpa), i tutori o i bendaggi

Circa quattro casi su cinque di dolore al tallone si risolvono in un anno. Tuttavia, provare dolore per questo arco di tempo può essere spesso frustrante e disagevole. In circa un caso su venti le cure non sono sufficienti e potrebbe essere necessario ricorrere alla chirurgia per riabilitare la fascia plantare.

Prevenzione

Il sovrappeso può causare una pressione e una tensione eccessiva sul piede, particolarmente sul tallone. Perdere peso e mantenere un peso ottimale, combinando esercizio fisico regolare a una dieta sana ed equilibrata, può rappresentare un toccasana per i piedi. Altrettanto importante è indossare calzature adeguate preferendo scarpe con un tacco basso o moderato che supporti e protegga l’arco plantare e il tallone. Da evitare, invece, le scarpe senza tacchi.

Quando rivolgersi al medico

Se il dolore al tallone è presente da varie settimane senza mostrare miglioramenti, è opportuno consultare il medico di famiglia o un podologo (medico specialista in problemi del piede). La visita medica, unita alla descrizione dei disturbi (sintomi) e dello stato generale di salute, presente e passato dovrebbero essere sufficienti a individuarne la causa. Solitamente, si procede a ulteriori indagini solo in caso di sintomi aggiuntivi che possano far sospettare cause diverse dall’infiammazione, come ad esempio:

  • intorpidimento o sensazione di formicolio al piede, entrambi indicano un danno del nervo del piede e della gamba (neuropatia periferica)
  • sensazione di calore al piede e febbre, potrebbero essere indice di un’infezione ossea
  • rigidità e gonfiore del tallone, potrebbe essere segno di artrite

Il medico potrebbe raccomandare l’esecuzione di esami del sangue, radiografia, risonanza magnetica o ecografia.

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