[vc_row][vc_column][vc_video link=”https://youtu.be/25fBuUl-GTM”][vc_column_text] Piotta abita dalle mie parti a Roma, l’altro giorno mio figlio Giorgio l’ha incontrato al supermercato, gli ha detto d’essere un suo fan e si sono fatti un selfie assieme.
E così m’è tornata in mente la hit più hit del rapper romano, la mitica song “Supercafone”, galleria di tutto ciò che è “coatto”, cafone in romanesco, con una serie di citazioni e punti di riferimento dell’universo della capitale di fine secolo, dall’attore Mario Breva, al “Monnezza”, a Califano.
La song ebbe un gran successo nell’ultima estate del millennio anche grazie ad un video degli allora giovani “Manetti Bros” in cui si rappresentava tutta l’estetica coatta che ruotava attorno alle discoteche romane. E a dialogare, insomma più che altro a scambiarsi mantra, con Piotta c’è un Valerio Mastrandrea d’annata già bravissimo che nella prima scena in discoteca del video indica i tre “capisardi” del coatto: “la femmina, il danaro e la mortazza”. A Roma la “pizza bianca” imbottita con la mortazza, la mortadella, rappresenta il più classico, squisito e coatto degli street food.
Se volete essere davvero supercafoni andate in periferia, possibilmente Roma-sud. e fermatevi a mangiare in un pizzeria a taglio la pizza con la mortazza. E’ una esperienza multisensoriale ma anche culturale da non perdere.
Il supercafone, eccolo qua
Piotta è il suo nome, nun lo scorda’
Movi la mano de qua e de là
Fammela vede e nun te ferma’
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