Un seminario esplora l’evoluzione dell’iconografia di Santa Lucia, dalla devozione popolare all’arte di Caravaggio, con approfondimenti su storia, cultura e archeologia
Una giornata di studi interdisciplinari dove la storia, l’arte e l’archeologia vengono utilizzate in maniera trasversale, con un linguaggio trasversale, per raccontare come Lucia si è trasformata nell’arco dei secoli nell’arte, anche attraverso la devozione popolare. Quindi come la devozione popolare ha influenzato quella che è stata la rappresentazione artistica di Lucia, sia nell’arte tradizionale, come le immaginette o le famose figurine di Santa Lucia, o in artisti come Caravaggio, Guinaccia, a Siracusa e anche nel mondo. Nelle parole della professoressa Loredana Pitruzzello la sintesi del seminario su “Santa Lucia tra arte e archeologia” che ha avuto luogo stamane all’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio a Siracusa.
Un momento per riflettere e discutere intorno al culto e alla memoria di Santa Lucia. “Le opere d’arte che abbiamo a disposizione per leggere l’iconografia di Santa Lucia sono veramente tante” – ha spiegato Fausto Migneco, docente di Beni Culturali Ecclesiastici all’ISSR San Metodio -. A Siracusa alcune di queste affrontano il tema del suo martirio, come la tela di Mario Minniti, oggi custodita alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo. La tela racconta uno dei momenti del martirio di Santa Lucia, il suo ultimo sacrificio, ed è davvero interessante vedere come l’artista si sia soffermato sulla sua veste, che riproduce una riproduzione a damasco. E probabilmente l’immagine del simulacro che qualche anno prima era apparso sul sagrato della Cattedrale di Siracusa ha potuto ispirare l’artista che si è soffermato in maniera particolare sulla decorazione di questa veste che ci ricorda da vicino la decorazione che ritroviamo nell’argento del simulacro. L’arte ci offre l’opportunità di riflettere e capire come alcuni artisti abbiano letto le opere precedenti o abbiano interpretato la cultura del luogo e lasciando una traccia di questa devozione forte nei confronti della Santa Patrona nelle opere che noi oggi abbiamo a disposizione”.
Un approfondimento e un’analisi storico artistica dell’iconografia della patrona di Siracusa, con particolare attenzione al Seppellimento di Santa Lucia e alla catacomba.
“Il Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio è un quadro che ebbe un enorme successo – ha detto Michele Cuppone, ricercatore e studioso di Caravaggio -. Lo sappiamo già nel Settecento, un biografo dice che se ne vedono molte copie a Messina e nelle città del Regno, ovviamente di Sicilia. Ne ho contate almeno undici: le più antiche sono una a Caltagirone e una proprio in Cattedrale, alla base del simulacro della statua della Santa. Grazie al restauro si è capito che è una delle più antiche perché ha un particolare che riflette una prima idea che ebbe Caravaggio sul pastorale del Vescovo, inizialmente rivolto a destra e poi cambiato forse addirittura da un altro autore e girato a sinistra”. Cuppone ha ricordato anche che “Caravaggio dipinge il seppellimento nel 1608 dopo l’ottobre quando fugge da Malta dopo un’evasione dalle carceri e probabilmente entro la festa di Santa Lucia, entro il dicembre del 1608. Ma lui era passato da Siracusa probabilmente un anno prima, nel luglio 1607, perché era su una flotta di galere che da Napoli lo portarono proprio a Malta. E sappiamo che prima dell’11 luglio, lo sappiamo dai documenti, questa flotta transitò a Siracusa, quindi probabilmente si fermò e per la prima volta dopo tanti anni incontrò il suo amico Mario Minniti, che aveva conosciuto a Roma, pittore locale di Siracusa, che ritrova nell’ottobre del 1608 in fuga da Malta“.
Cristian Aiello, archeologo, ha affrontato il tema della cura del corpo nella tradizione paleocristiana e, attraverso la lettura della topografia e delle fonti iconografiche, intende ripercorrere le fasi di una porzione di città (e di un cimitero comunitario) il cui sviluppo procede come ombra di memoria del corpo di Lucia: “Un tema importante anche alla luce dell’anno che vivrà a Siracusa in attesa dell’arrivo del corpo di Santa Lucia. Mi sono focalizzato sulle strutture culturali, le ho definite archeologie, utilizzando il plurale come Mirabella definiva appunto le antiche Siracuse. Mi è piaciuto mantenere questa molteplicità all’interno del contenuto. Cosa sono le archeologie del sacro che ho voluto oggi riproporre? Sono tutte quelle strutture culturali che tentano di connettere l’uomo con il divino e nel caso specifico di Siracusa e di Santa Lucia, tutto ciò che ruota intorno al culto e alla sua presenza contestualmente al sepolcro di Santa Lucia“. Aiello poi ha sottolineato: “Lo studio si incentra su tutte quelle che sono le manifestazioni intorno alla cura del corpo, ovvero la celebrazione del cosiddetto dies natalis sacro ai cristiani, il trapasso verso una nuova nascita. Per utilizzare un po’ le parole di grandi studiosi, tra cui Settis, si può parlare di una rinascita all’interno della tomba, perché il momento della morte rappresenta la nascita a nuova vita del cristiano. All’interno delle catacombe di Siracusa questo è molto evidente perché è una grande concentrazione di sepolture e proprio intorno all’area sacra dove si ritiene che ci sia la tomba martiriale di Santa Lucia sono consegnati alla storia tutti quei monumenti, tutte quelle stratificazioni che hanno tramandato fino a noi oggi un culto secolare“. Il seminario, moderato da Elio Cappuccio docente di Storia della Filosofia moderna e contemporanea all’ISSR San Metodio di Siracusa, si inserisce nell’ambito dell’Anno Luciano che la Diocesi sta celebrando. È stato promosso da ISSR San Metodio, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siracusa, la Deputazione della Cappella di Santa Lucia e la Kairos.