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Date dieci a un uomo del sud ed egli vi solleverà il mondo. Quaggiù, l’idea stessa dei dieci minuti vale quanto un dogma: non si sa come, non si sa perché, ma ogni luogo, nel manzionnu, può essere raggiunto in dieci minuti. Regalatene altrettanti a un uomo del nord e, invece, si confonderà, perché dieci minuti lassù valgono quanto il tempo di un caffè.
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”di Federica Capodicasa”][vc_column_text]Il tempo questo sconosciuto, la cui definizione è ancora estranea ai più, sembra essere l’elemento fondamentale che spesso accompagna le più grandi diatribe tra nord e sud.
Dilatato al settentrione, stretto al mezzogiorno, il tempo, metronomo nello scandire la giornata dell’uomo, non è altro che un argomento astratto, quantificabile solo nella teoria, perché nella pratica, quanti di noi veramente possono dire di averlo sempre rispettato?
L’eterno dibattito, dunque, le cui asserzioni sono diventate tipici luoghi comuni, vede protagonista l’ombelico del mondo, altrimenti detto nord Italia, che nel corso della giornata si affanna e si affatica e la “calafrica”, tutta, che sembra latitare nella sua, solo apparente, indolenza.
Vi siete mai chiesti quale sia l’origine di tale conclusione ormai universalmente accettata?
Avete mai pensato che vi sia, di base, un banale errore di forma relativamente all’oggetto stesso del dibattito? Se il tempo non fosse inteso come l’incedere infinito delle lancette dell’orologio, ma come dimensione nella quale si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi, è probabile che l’intera credenza popolare di cui sopra, verrebbe immediatamente sconfessata.
Dimensione, dicevamo, dunque spazio che, ampio al nord e ridotto al sud, proprio al pari del confine geografico che lo racchiude, lo stivale, stravolge il concetto di contiguità.
Eccolo a voi il punto focale. La prossimità, la ragione per la quale nel suburbio d’Italia è estremamente facile raggiungere luoghi e persone: spazi brevi e breve il tempo per compierli, non può esistere affanno e non è necessario correre.
Si disconosce il concetto di ora e si viaggia solo sulla cresta del minuto. Datene dieci a un uomo del sud ed egli vi solleverà il mondo.
Laggiù, l’idea stessa dei dieci minuti vale quanto un dogma: non si sa come, non si sa perché, ma ogni luogo, nel manzionnu, può essere raggiunto in dieci minuti.
Regalatene altrettanti a un uomo del nord e, invece, si confonderà, perché dieci minuti lassù valgono quanto il tempo di un caffè.
Non esiste luogo che si possa raggiungere in dieci minuti e non esiste spazio percorribile in così poco tempo.
Troppo grandi le distanze da compiere e la durata minima applicabile a qualsivoglia tratto transitabile è di suppergiù trenta minuti, traffico in circonvalla permettendo!
L’affanno e la corsa senza sosta sono solo fumo negli occhi di chi guarda e scambia questo moto impazzito e continuo per alacre operosità.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]