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Sindrome di Tourette: “L’importanza della diagnosi precoce”, nelle scuole Costanzo e Giaracà corsi per gli insegnanti

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Cristian Turturiello, psicologo clinico, addetto alle relazioni sociali dell’ “Associazione italiana sindrome di Tourette”, illustra, tra l’altro, le metodiche di intervento, per gestire al meglio la malattia che, spesso, scambiata per altre, determina un’intempestiva diagnosi

<<La sindrome di Tourette – dice – è una patologia neuropsichiatrica causata dalla disfunzione di aree cerebrali, quali i gangli della base e la corteccia frontale, deputate al controllo motorio, alle funzioni cognitive superiori e alla regolazione del sistema dopaminergico. Tali anomalie determinano una vasta gamma di tic classificabili in semplici e complessi e che peggiorano in situazioni di stress. Tra i primi che, generalmente, coinvolgono una sola tipologia di muscoli, figurano: sbattere gli occhi, grugnire, tossire, soffiare, annusare, gridare, digrignare i denti, girare il collo; ai secondi, invece, che attivano più tipologie di muscoli, sono riconducibili “movimenti” come scalciare, saltare, imitare gesti altrui, produrre gesti osceni e volgari. Poiché la sindrome è costituita da un insieme di patologie – deficit dell’attenzione, disturbi specifici dell’apprendimento, iperattività, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo oppositivo provocatorio – necessita di un approccio terapeutico combinato fra farmacoterapia e psicoterapia, al cui buon esito concorrono la collaborazione del paziente e il coinvolgimento della famiglia. Per quanto riguarda la farmacoterapia, che muta a seconda della gravità dei tic – i quali possono sfociare in atti di autolesionismo – i farmaci maggiormente utilizzati sono: gli psicofarmaci, come gli antagonisti della dopamina, che vanno a regolare alcuni processi cerebrali legati al neurotrasmettitore dopamina; e gli agonisti dei recettori alfa2-adrenergici, finalizzati a stabilizzare i livelli del neurotrasmettitore noradrenalina. La psicoterapia, invece, prevede l’applicazione di tecniche cognitivo-comportamentali finalizzate all’acquisizione da parte del soggetto di un maggior controllo. Va da sé che la complessità dei sintomi rende difficoltosa la corretta diagnosi (basata soprattutto sull’osservazione, oltre che sull’Elettrocardiogramma, per escludere patologie cardiache concomitanti, e la Tas) – a cui si giunge solitamente dopo 4-5 anni>>.

Cristian Turturiello, poi, si sofferma sulle strutture mediche ad hoc. <<In Italia, purtroppo, esistono pochi centri specializzati che si occupano della sindrome di Tourette. Come associazione AIST ETS ci stiamo impegnando a creare una rete di professionisti atta ad affrontare al meglio su tutto il territorio nazionale le esigenze di chi ne soffre. La scuola, poi, – dove, purtroppo, proliferano atti di bullismo – oltre a dovere smaltire una considerevole mole di lavoro, spesso, non “ascolta” le esigenze specifiche di questi ragazzi. Vorrei ricordare che l’esordio della malattia, rientrante nelle patologie del neurosviluppo, avviene dai 4 ai 6 anni di età, e che si manifesta con tic che interessano la testa e che col tempo andranno a coinvolgere gli arti superiori e inferiori. Infine, anche se si è propensi a credere che giochino un ruolo importante i fattori genetici e neurobiologici, non si ha certezza dei motivi per cui la sindrome colpisca di più i maschi rispetto alle femmine con un rapporto di circa 3-4 a 1>>. A raccontare la propria esperienza in qualità di genitore di un bambino di 11 anni, C.V., è il siracusano V.V. di 57 anni. <<La diagnosi precoce effettuata grazie ai medici del policlinico di Catania “San Marco” – dice – si sta rivelando fondamentale per contenere le conseguenze della patologia. Tra l’altro, mio figlio frequenta l’istituto comprensivo “Giaracà” e, dopo qualche problema iniziale, nell’attuale classe si sta trovando molto bene. La scuola, inoltre, sta organizzando dei corsi di aggiornamento per gli insegnanti, così come ha già fatto la “Costanzo”>>.

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