I giovani europei alla ricerca di un’identità in un mondo che sta cambiando – Approfondimento a cura di Stefano Ingallina
Passeggiando per le strade di Roma, Madrid o Parigi, si percepisce un’energia vibrante, un fermento giovanile che pulsa sotto la superficie. Eppure, dietro le risate nei caffè e le discussioni animate nei parchi, si nasconde un senso di smarrimento, una ricerca incessante di identità in un’Europa che sembra aver perso la bussola.
Noi giovani europei di oggi ci troviamo a navigare in acque tumultuose. Da un lato, l’ombra lunga del ritorno di Trump sulla scena politica globale, con il suo carico di nazionalismo e retorica divisiva. Dall’altro, i venti estremisti che soffiano sempre più forti all’interno dei confini europei, mettendo in discussione i valori di apertura e inclusività che una volta definivano il continente.

In questo contesto, l’Europa appare come una tela sbiadita, priva di quei colori vivaci che un tempo la rendevano un faro di speranza e progresso. Le istituzioni europee, con le loro complesse burocrazie e politiche spesso distanti dalla realtà quotidiana, faticano a offrire una narrativa unificante. E così, noi giovani ci ritroviamo senza punti di riferimento solidi, in bilico tra un passato glorioso e un futuro incerto.
Questa mancanza di riferimenti ci spinge a cercare risposte come possiamo, spesso in modo contraddittorio. Alcuni di noi hanno trovato rifugio nella creatività, esplorando linguaggi nuovi nell’arte, nella musica e nella cultura digitale. Altri invece sfogano la propria frustrazione attraverso gesti più estremi, una rabbia che si esprime nell’attivismo aggressivo o in ribellioni contro i sistemi esistenti. Altri trascorrono la maggior parte del tempo sui social media. È come se tentassero di urlare per essere ascoltati in un mondo che sembra ignorarli.
Parlando con una studentessa di Roma, mi sono sentito dire:
“Mi sento europea, ma non so cosa significhi davvero. Vedo i leader parlare di unità, ma poi assisto a divisioni e conflitti interni. È difficile trovare il proprio posto in tutto questo”.
Questa crisi identitaria non è solo politica, ma anche culturale. La globalizzazione ha portato con sé un flusso incessante di influenze esterne, diluendo le tradizioni locali e creando un mosaico culturale in cui è difficile riconoscerci. Le piattaforme digitali amplificano voci da ogni angolo del mondo, ma spesso a scapito delle narrazioni locali, lasciando noi giovani in una sorta di limbo culturale.
E mentre l’Europa cerca di ritrovare se stessa, figure come Trump riemergono, incarnando una politica di divisione e isolamento. Il suo ritorno non è solo un fenomeno americano; ha ripercussioni globali, rafforzando movimenti estremisti e nazionalisti anche sul suolo europeo. Per noi, questo significa confrontarsi con ideologie che minacciano i valori di apertura e diversità su cui siamo cresciuti.

Ma in mezzo a questa tempesta, c’è speranza.
Molti di noi hanno iniziato a creare le proprie reti, a costruire comunità basate su valori condivisi e a riscoprire le proprie radici culturali. Movimenti artistici, iniziative sociali e progetti comunitari stanno emergendo ovunque, segno di una generazione determinata a forgiare la propria identità in un mondo in cambiamento.
Forse, proprio da questo smarrimento viene da chiedermi: nascerà una nuova Europa, più consapevole e resiliente, capace di offrire ai suoi giovani non solo un luogo geografico, ma un vero e proprio senso di appartenenza?
Stefano Ingallina