L’analisi Ifel su dati del MEF prevede entro il 2030 un’ulteriore riduzione del 42%. Amenta (Anci Sicilia): “Servono subito riforme sui vincoli assunzionali”
Un grido d’allarme arriva da Anci Sicilia: i comuni siciliani stanno affrontando una crisi senza precedenti nella gestione del proprio personale a tempo indeterminato. A confermarlo è uno studio dell’Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale) basato su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, analizzato in dettaglio da Anci Sicilia.
Tra il 2010 e il 2023, nelle amministrazioni comunali dell’isola il numero dei dipendenti è crollato da 57.697 a 36.828 unità, segnando una riduzione del 36,2%, ben superiore alla media nazionale del -25,7%. Un trend che non accenna a fermarsi: secondo le proiezioni Ifel, nei prossimi sette anni usciranno dal servizio oltre 15.500 dipendenti, tra pensionamenti e dimissioni, con una ulteriore perdita del 42% della forza lavoro attuale.
“A pesare – spiegano Paolo Amenta e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale di Anci Sicilia – è non solo la carenza numerica, ma anche la qualità delle professionalità disponibili. Più di 12.000 lavoratori sono stati stabilizzati con contratti a orario ridotto e ci sono ancora circa 3.000 lavoratori Asu in attesa di stabilizzazione”.
Il problema, sottolineano, è strutturale: “La scarsa attrattività del comparto degli enti locali, unita a vincoli assunzionali rigidi e crisi finanziarie diffuse, crea un circolo vizioso. Anche quando si riesce ad assumere, i nuovi arrivati restano pochi mesi prima di trasferirsi altrove”.
Amenta lancia un appello: “È urgente rivedere i limiti di assunzione. In Sicilia le piante organiche si svuotano, soprattutto nei ruoli apicali e nella Polizia locale, che oggi conta meno del 50% del personale previsto e un’età media vicino ai 60 anni”.
Questi temi saranno al centro dell’assemblea di Anci Sicilia del 16 maggio a Palermo, che vedrà la partecipazione del presidente nazionale Gaetano Manfredi e di autorevoli esperti.