Da Grieg a Gershwin, passando per Brahms e Piazzolla: un viaggio musicale tra i capolavori classici dal ritmo danzante dell’800 e del ‘900
Il concerto “Di danza in danza”, eseguito da ArmoniEnsemble Piano Trio, al teatro Garibaldi di Avola(direttore artistico Tatiana Alescio), nel “rievocare” i capolavori classici dal ritmo danzante, concepiti tra l’800 e il ‘900, ha cadenzato i battiti del cuore e acceso il buon umore. L’esibizione del talentuoso trio – composto da Palma Di Gaetano al flauto, Giordano Muolo al clarinetto e Danilo Panico al pianoforte – è stata preceduta da una performance al pianoforte di Ilya Messina (annunciata dal maestro, Giuseppe Campisi), vincitore del primo premio al secondo concorso musicale nazionale “Città di Avola”.
Ha preso, così, il via il concerto del Trio che ha intonato, innanzitutto, due delle quattro danze norvegesi in cui Edvard Grieg, inserì talune melodie popolari che echeggiavano soprattutto in montagna. L’andatura, sostenuta sia all’inizio che alla fine, ha rallentato nella parte centrale, in una superba miscellanea di chiaro-scuri con cui il più grande compositore norvegese amava giocare. Una musica molto cadenzata che non ha perso il suo tratto neppure con la danza macabra di Saint Saens, ambientata al cimitero, dove a suonare il violino è proprio la morte, e che, nella versione originale, prevedeva anche la riproduzione – compresi gli scricchiolii delle ossa – dei passi dei defunti con l’ausilio di un contrabbasso. Il trio, applaudito calorosamente dal pubblico, si è addentrato, dunque, tra le doti virtuosistiche di Branhms, le cui composizioni “suonavano” come degli adattamenti delle musiche zigane, di cui sono imbevute, e con le quali inizialmente venivano scambiate. Un carosello che ha coinvolto una stelle del firmamento musicale, Gershwin, – considerato l’iniziatore del musical statunitense – , e che ha omaggiato ancghe l’Italia, culla di molti geni, con un chiaro riferimento a Gioacchino Rossini e alla sua tarantella napoletana trascritta dal maestro, Danilo Panico.
Il concerto, dunque, è proseguito con: “Rapsodia in blu” una delle più famose composizioni musicali di George Gershwin; un brano dai toni sommessi di Astor Piazzolla; nonché con le colonne sonore dei film di Federico Fellini, composte a suo tempo da Nino Rota, ed il cui adattamento, in barba alle suggestioni oniriche e visionarie, ha dato comunque una sferzata alla nostalgia