Aggiornato al 19/01/2021 - 17:41
mollica libraio siracusapress

Nella wunderkammer di Antonio Mollica, detto Toni

mollica libraio siracusapress

condividi news

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Il problema delle spigolature è che spesso non sai che tono usare.

Il rischio fisiologico della corda nostalgica è sempre dietro l’angolo, come quello della narrazione di maniera; poi c’è il feticcio del narrazionismo, quello che ha dilagato in anni recenti come narrazione del Paese o, peggio, della società civile, ma mai nessuno ha capito bene di che narrazione si tratti. Come sempre alla fine la corda preferibile è probabilmente quella dell’ironia, purché sia ironia sana e robusta ma non supponente, e perciò soprattutto non conformista. Insomma quella che dipinge il mondo a colori e illumina i contorni delle cose.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”3786″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Tornato a Siracusa dopo gli studi catanesi, una radiosa giornata di maggio (!) che, si sa, splende sulle linee di Ortigia riportando le pietre delle cave del Plemmirio al loro candore originario, m’imbattei in un uomo che mi apparve subito curiosamente pittoresco quanto interessante. Con un mezzo di fortuna esponeva la sua mercanzia ai confini del mercato del pesce, sotto lo sguardo fiero e dolente di Cesare Battisti, che fu uno di quelli che nelle radiose giornate di maggio ci aveva creduto davvero; e fino a morirne.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]E forse lo sguardo del martire trentino era più compiaciuto del solito perché di tanto in tanto, con gli occhi fissi al mare infinito oltre la forca, poteva una volta tanto sbirciare merce diversa da sauri e uope, tunnina e cacoccioli: perché su quella motoape erano esposti niente poco di meno che libri antichi e vecchi e materiale cartaceo vario sopravvissuto all’oblio dei secoli; e per lo sguardo di Battisti parevano ottima compagnia.

Non si trattava di merce particolarmente rara; ma la circostanza era destinata ad aprire uno squarcio nel tessuto intellettuale (o forse sarebbe più appropriato dire intellettivo) di una città che nel decennio precedente, nelle sue massime potenzialità espressive, si era manifestata nelle bombe di mezzanotte e nella carne di cavallo e svizzero.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7934″ img_size=”full”][vc_text_separator title=”Antonio Mollica, detto Toni” border_width=”10″ css_animation=”bounceInDown”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Antonio Mollica, detto Toni, grande lavoratore del nobile mestiere di muratore, rientrato nel borgo natìo dalla Germania, avviava in quelle radiose giornate un’attività che era destinata a determinare incroci di percorsi umani e intellettuali in una sparuta ma tenace schiera di siracusani; o anche solo esperienze di vita, tuttavia autentiche.

Presto la circostanza catalizzò infatti, seppure ancora in modo embrionale e inconsapevole, l’attenzione di alcuni amatori di libri. Inizialmente questa dinamica si estrinsecò in forme di approccio individuale e solitario a questa nuova offerta di mercato, che il nostro Antonio elargiva ai suoi clienti con parche pretese e straordinario fiuto degli affari.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_single_image image=”7940″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Vero è che gli uomini hanno un destino. E anche Antonio Mollica ce l’aveva ma, da bravo mastro muratore, sapeva che uno l’edificio se lo deve costruire con le mani, con gli attrezzi e soprattutto con la testa; ché il destino a volte lo devi un poco ammuttare e la buona stella a volte la devi cogliere mentre schizza veloce davanti ai tuoi occhi.

E così, cazzuola e malta alla mano, master Antony riassestava un modesto locale in quello che oggi è il più bel quartiere della città, precisamente in via Statella, quasi a ridosso di quel miracolo di luce, di verde e di suoni che è Piazza Santa Lucia (perché, sappiatelo, in quella piazza il cielo di Siracusa è sempre più blu).

Comincia un periodo straordinariamente fortunato, e non solo per Antonio Mollica ma per la città. Chiudono cinema, languiscono librerie, sparisce la vitalità di interi quartieri, una volta luogo di scambi commerciali e di socializzazione, sbarca la retorica del centro commerciale che odora di pollo fritto e di patatinesalsaemaionese. Ma lui è lì a resistere, sulla breccia, rilanciando in città l’apparentemente irrilanciabile: il mercato dei libri antichi e vecchi. Una cosa che solo una mente come quella di Antonio, raffinatissima oltre che baciata dalla fortuna, poteva anche solo immaginare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]Tra gli anni ’90 e gli anni Duemila, Via Statella 33 diventa occasionale ma abituale ritrovo di una singolare schiera di avventori, dai giovani e attempati: l’architetto G., appassionato di D’Annunzio e perciò anche lui di radiose giornate, quelle autentiche di fabbrica; l’avvocato B., figura elegante di professionista, dal sorriso benevolo e dalla mente argutissima nonostante la non più giovane età; il signor R., pensionato della Rasiom, appassionato di cose di Sicilia; il prof. F., docente universitario, grande cercatore di rarità librarie di autori siciliani anche minori; il dottor P., funzionario pubblico di un importante ufficio che di cultura si occupava, il quale cultura attingeva voracemente in quelle piccole stanze; il prof. P., grande estimatore di libri di medicina e di botanica; e ancora una schiera di giovani, che oggi non lo sono più molto: il dottor B., commercialista, il dottor L., imprenditore affermato, il dottor C., l’avvocato L., il farmacista G., il sottoscritto, tutti incorregibili appassionati di carta antica o solo di libri; fino ad arrivare, ultimo ma non ultimo, ad una delle menti più brillanti che questa città possiede (e quanto sa di possederla?), Elio Cappuccio, il Professore, della cui fraterna amicizia proprio da quegli anni e da quel tempo sospeso mi onoro.[/vc_column_text][vc_text_separator title=”“Noi c’eravamo quel pomeriggio in via Statella. In questa specie di miracolo inatteso“” border_width=”10″][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7943″ img_size=”full”][vc_single_image image=”7945″ img_size=”full”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Gli orari in cui si manifestavano questi convivi, questi inattuali cenacoli intellettuali, erano normalmente gli unici possibili per i più, le primissime ore pomeridiane e le prime ore serali; e questo senza distinzione di stagioni, inverni freddi ed estati cocenti comprese, a quegli orari in cui, per citare Jep Gambardella, non si manifestano neppure gli spacciatori di popper.

Noi c’eravamo quel pomeriggio in via Statella. In questa specie di miracolo inatteso, che a risentire quelle voci oggi pare di stare dentro al film Così parlo Bellavista. E c’era soprattutto Antonio Mollica da Wuppertal, con sua moglie e la sua piccola figlia, ancora bambina; e Antonio, quando non c’era nessuno, frattanto leggeva e studiava, e leggeva e studiava ancora, fino a diventare un vero asso nella conoscenza del non facile settore di mercato nel quale si era tuffato; e fino a costruire un’impresa dal nulla, con la testa e con le mani, come insegnavano i padri.

Da quel piccolo magazzino di Via Statella è passata una varia umanità, da importanti funzionari dello Stato ad avventori dalle modeste pretese. E come sempre l’esperienza delle cose e delle persone è stata per molti maestra di vita, anche nella dinamica di quella estemporanea comunità multiforme.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”7948″ img_size=”full”][vc_single_image image=”7950″ img_size=”full”][vc_text_separator title=”“C’è ancora Antonio Mollica. E lo trovate sempre tra la Via Statella e la Via Piave“” border_width=”10″ css_animation=”fadeInLeft”][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]E per molti il passaggio quotidiano da Via Statella era obbligato. Perché l’attesa di una sorpresa, di un ritrovamento insperato, di un libro come si deve, era già in sé premio e soddisfazione: quel piccolo spazio era diventato una sorta di caleidoscopio, di wunderkammer, un regalo inaspettato di emozioni e di passioni per chi aveva la fortuna di conoscerlo. E se nulla si trovava di nuovo, c’era sempre quella trama di sottile e compiaciuta complicità intellettuale che risvegliava nei suoi frequentatori quella dimensione estetica di autentica piacevolezza che è coessenziale all’amore per i libri e per il pensiero in generale.

Insomma, ancora una volta possiamo dire che la bellezza faceva benissimo il suo lavoro e, anche in quei pomeriggi, salvava il mondo; o certamente quella parte di mondo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Lo abbiamo detto, il rischio della spigolatura è quello della nostalgia. Sono passati quasi trent’anni da quella radiosa giornata di maggio e molti di quegli avventori non ci sono più anche se hanno lasciato le loro tracce rassicuranti e benevole nella trama di ricordi e di esperienze. E di quella giornata possiamo parlare noi, gli studenti neolaureati di ieri o l’altrieri. Ai quali rimane la sperimentata illusione che in questa città che troppo spesso sonnecchia ci sia spazio per i libri, per le idee, per cose belle e inattuali come la straordinaria forza del pensiero e della conoscenza. Che, si sa, rende l’uomo libero.

E, sappiatelo, c’è ancora Antonio Mollica. E lo trovate sempre tra la Via Statella e la Via Piave. Continua instancabile, testa e mani, malta e cazzuola, a costruire la sua impresa e i suoi sogni che sembravano irrealizzabili.

Per la sua fortuna, meritatissima, e per la fortuna e il piacere di tanti.

 

Sebi Grimaldi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Primo Piano

ULTIMA ORA

CULTURA

EVENTI

invia segnalazioni