Dopo le note vicende legate all’eterna battaglia per la “Pillirina”, in nome del pluralismo che da sempre è il faro della nostra linea editoriale, abbiamo deciso di dare voce ad Emanuele di Gresy, legale rappresentante di Elemata Maddalena S.r.l.
D: La sentenza del Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Elemata Maddalena. Come commentate questa decisione?
R: Accettiamo con rispetto la decisione, ma non possiamo nascondere la nostra profonda amarezza. Dopo oltre 16 anni di studi, progetti, concertazioni pubbliche e investimenti milionari, ci troviamo di fronte a un rigetto che non ha considerato la reale natura storica, giuridica ed economica dell’area: la Penisola Maddalena è sempre stata un compendio agricolo privato poi diventato terreno edificabile nel 1973 reiterato come tale nel 2008 e noi acquistammo nel 2009 per una volumetria di 20’000 m2 su un’estensione di 60 Ha.
D: Cosa contestate alla Regione Siciliana?
R: La violazione del diritto di proprietà e del principio di legittimo affidamento. Dopo anni di autorizzazioni e progetti condivisi, la Regione ha imposto vincoli senza alcun indennizzo, configurando un esproprio mascherato, come riconosciuto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
D: Qual era il progetto della società?
R: La creazione di un eco-resort sostenibile, ville in legno armonicamente inserite nel paesaggio, percorsi naturalistici, un frantoio e un’azienda agricola biologica, con l’obiettivo di valorizzare l’area, creare occupazione e promuovere lo sviluppo locale.
D: Avete tentato la strada della mediazione?
R: Sì. Ci siamo rivolti al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che, insieme alla Regione, sta promuovendo un tavolo tecnico. Dopo 16 anni di contenziosi e ingenti spese legali, riteniamo che una mediazione seria sia l’unica strada sensata per conciliare interessi pubblici e privati, generando investimenti e occupazione sul territorio, siamo molto speranzosi sull’esito della mediazione.
D: Quanto stimate il danno subito?
R: Una perdita potenziale di circa 150 milioni di euro, tra danno emergente e lucro cessante. comprensiva del valore dei terreni, progettazioni, consulenze e oneri finanziari.
D: Quali sono le vostre prossime mosse?
R: Se non si raggiungerà un accordo, valuteremo il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per la tutela dei nostri diritti di proprietà e legittimo affidamento, in quanto la nostra posizione è assolutamente evidente e incontrovertibile .
D: Che messaggio volete lanciare?
R: Chiediamo il riconoscimento del nostro diritto di proprietà e del lavoro svolto per uno sviluppo sostenibile e armonico. Pubblico e privato devono cooperare per tutelare l’ambiente senza ostacolare chi investe nel rispetto della legge.