“Veleni e profumi” (Ianieri edizioni), il romanzo a sfondo psicologico di Emma Di Rao, è una vertigine, un ritorno al futuro che, con quel rimestare nella memoria, consente di “riscrivere” la storia
Lo studio dello psicoterapeuta romano, Marco De Angelis, è l’hortus conclusus della trama che si dipana tramite il monologo interiore della giovane e brillante notaio, Elena Baglieri, la quale “senza essere divorata dal dolore e nemmeno dando fuoco all’anima” apre la scatola dei ricordi. “I gesti, gli sguardi, i suoni e persino gli odori” che si sprigionano diventano, grazie alla scomposizione freudiana della mente, le tessere di un puzzle che via via va componendosi, scotendo, però, la coscienza di chi l’ascolta che con certi suoi fatti personali non è voluto scendere ancora a patti.
Sullo sfondo si staglia la casa di Modica – “dove ulivi e carrubi potevano regalare a quintali l’ombra” – mentre si inseguono le immagini di: “un corridoio lungo e stretto, con tante porte dietro le quali era impossibile immaginare volti rassicuranti”; una madre che “si commuoveva davanti al pesco o dinanzi a una stella lontanissima” e il cui pianto “per una causa indecifrata era comunque un presentimento”; una corda pendula “che andò a posarsi tra gli occhi di Elena e un raggio di luna”. E così il ricordo di quella madre che “seguiva una strada senza mescolarsi alle altre”, “per la quale il vento era un fantasma che viene a bussare alla porta e il sole un desiderio ardente che si butta nel mare”, va a intrecciarsi con quello di un’altra figura femminile ansimante sullo scoglio.
E Marco De Angelis, longa manus di Emma Di Rao che, già docente di lettere classiche, conosce a fondo il valore della scrittura, dice alla sua paziente che “le parole sono corpo e presenza” e che “scrivere potrebbe essere l’unica maniera per incontrare di nuovo una persona” – e forse – aggiungiamo noi – per rigenerarsi e incontrarne “una nuova”. La freddezza e il distacco emotivo che dovrebbero contraddistinguere il rapporto tra terapeuta e paziente via via si sciolgono, la vita, in cui – scrive l’autrice – “si entra senza ricorrere alla chiave del destino”, ha bisogno di essere agguantata, senza, dunque, accomodarsi sul passato. Perché il presente “non è un tempo supplementare”, ma ciò che occorre vivere minutamente. Marco De Angelis, dunque, suggerisce a Elena la via della salvezza, quando il sapore della vita diviene aspro, il passato si fa ingombrante e la vita reclama clemenza: “Invece di rianimare fantasmi, (Elena, così come ciascuno di noi) aveva bisogno di rimettersi al mondo”.