La conferenza “Soleil Levant”. L’impressionismo e i graffiti dello Steri, tenuta da Elio Tocco, presso Villa Reimann, è divenuta momento di celebrazione della grande e breve stagione del suddetto movimento artistico che, postosi in rottura con le precedenti correnti pittoriche, elevò la luce a elemento suscitatrice di realtà
Prima che iniziasse la conferenza, organizzata dall’Associazione Christiane Reimann, dal Consorzio universitario “Archimede” e patrocinata dal Comune di Siracusa, il presidente della predetta associazione, Marcello Lo Iacono, ha annunciato, tra l’altro, la prossima rappresentazione teatrale de “La Baronessa di Carini” che si svolgerà in villa il 14 e il 21 giugno, con la regia di Agata Politi. Elio Tocco, con il supporto di numerose diapositive raffiguranti i dipinti dei più celebri impressionisti, ha evocato i tragici avvenimenti – tra cui la guerra franco-prussiana e la caduta di Napoleone III – che hanno immediatamente preceduto quel “levar del sole” e a cui ne hanno fatto da sfondo. Siamo a Parigi, che nella seconda metà dell’800 era la capitale culturale d’Europa e che fu culla dell’Impressionismo, di cui Monet rappresentò il più coerente e straordinario sacerdote.
Tale corrente pittorica, non soltanto mutò le regole, la sintassi, il modo di percepire la realtà, ma determinò la fuoriuscita della pittura dagli studi, dagli atelier per riversarsi sulla strada. L’Impressionismo aborrendo le richieste da parte delle grandi committenti statali ed esaltando l’attività dell’artista per fini strettamente personali, fu la causa del divorzio fra lo stesso e il pubblico, una frattura che si sanò a partire dalla comparsa di Pablo Picasso il quale inizialmente abbracciò il cubismo. Bistrattati dalla critica ufficiale che non comprese allora la straordinaria importanza dell’esperimento – ossia l’impiego della luce – gli impressionisti per essere riconosciuti si rifugiarono nel cosiddetto salone dei rifiutati.
Nel “passeggiare” tra i massimi esponenti dell’Impressionismo, Elio Tocco ha rammentato, tra gli altri: Monet, che concluse la sua parabola, umana e artistica, con la splendida serie delle ninfee, dipinta, tra lo spirare dell’800 ed i primi respiri del ‘900, in una battigia artistica dove la rivoluzione della luce cominciava a lambire la tentazione astrattista; Pierre Auguste Renoir, il quale nel “Bal au moulin de la Galette” ferma nella magia della tela un luogo di ritrovo che, sulla sommità della collina di Montmartre trabocca di vita, mentre la luce, che balugina tra il fogliame, regna incontrastata; Van Gogh, che fin dal periodo olandese, dipinse scene di vita contadina, di lavoro nelle campagne, e il cui “Ritratto di vecchio contadino” è un sortilegio veritativo, un’epifania di vita; Eduard Manet, un impressionista che, amando il successo, ammiccava al gusto più in voga dell’epoca e la cui “Bionda col seno nudo” fa respirare un’aria pregna di vitalità ferina e indomabile; Edgar Degas che con l’opera “L’assenzio” ritrae due solitudini che non si guardano e rimangono mute di parola ed Eduard Manet, il quale con “La prugna”, riprende una donna sola, ma tenuta in buona compagnia dal suo pensiero. La relazione di Elio Tocco è stata inframmezzata dalle letture esplicative delle opere da parte di Liliana Strano e Lucia Corsale, protagonista anche di un video incentrato sullo “Steri” che tra il 1600 e il 1782 fu la sede palermitana dell’Inquisizione e del carcere dei penitenziati. Lucia Corsale, con la sapiente regia di Agata Politi e il supporto tecnico di Francesco D’Alpa, ha intonato una struggente canzone inclusiva di alcuni scritti dei carcerati e raccolti dallo stesso Tocco, nonché da Giuseppe Quatriglio, Rosario La Duca e da Leonardo Sciascia, la cui musica fu di Elio Caruso.