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Respinto fortemente il sospetto di discriminazione, ma a noi rimane la certezza che forse gli agenti hanno commesso una svista
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”di Damiano Chiaramonte”][vc_column_text]”Abbiamo solo applicato il codice della strada e riservato un trattamento assai riguardoso nei confronti della ragazza, altro che razzismo!”.
A parlare con una dichiarazione rilasciata via Watshapp a SiracusaPress è uno degli agenti della pattuglia di polizia municipale che nei giorni scorsi ha ritirato la patente alla ragazza originaria del Gambia coinvolta in un tamponamento e di cui abbiamo raccontato gli eventi nell’articolo dal titolo “Quando una ragazza madre di colore incontra due vigili (troppo zelanti)” (clicca qui per leggerlo). Si tratta di Luca Cerro, presidente di Arci Ragazzi e attivista di Amnesty International e Stonewall GLBT, pertanto una persona dal pedigree assolutamente al di sopra di ogni sospetto riguardo alla difesa dei diritti civili. Lui ribadisce di aver operato in perfetta buona fede e nel rispetto delle regole.
“Siamo intervenuti su segnalazione delle persone coinvolte nel tamponamento perché la ragazza in questione non voleva rendere le proprie generalità – sostiene l’agente – e pertanto ci siamo visti costretti a verbalizzare l’accaduto. Il codice della strada prevede inoltre il ritiro della patente nel caso in cui non venga rispettata la distanza di sicurezza, cosa aggravata dal fatto che ci sono stati dei feriti”.
Luca Cerro inoltre ribadisce il fatto che la giovane donna gambiana è stata trattata con riguardo sia dagli agenti di polizia municipale che dalle altre persone coinvolte nel sinistro.
Era per noi doveroso dare il giusto spazio alla versione di uno dei due agenti della polizia municipale intervenuti nel tamponamento in questione e siamo certi che la ragazza protagonista della vicenda sia stata trattata col dovuto riguardo (cosa che appare scontata perché sarebbe stato gravissimo il contrario). Ma non possiamo non rilevare che il ritiro della patente di guida sia un provvedimento quanto meno sproporzionato.
I “feriti” di cui parla l’agente Cerro si riferiscono, nella sostanza, ad una prognosi di 6 giorni refertata al pronto soccorso successivamente all’accaduto, tanto che nel verbale compilato dai vigili urbani si legge che “non si rilevano danni ai veicoli e alle persone”. Non solo. Vero è che il Codice della Strada prevede il ritiro della patente, ma solo nel caso in cui “in un periodo di due anni, il soggetto trasgressore sia incorso per almeno due volte in quella stessa violazione”.
Insomma, dalla lettura attenta dell’articolo 149, comma 1 e 4 del CdS (leggete qui), insomma, si evincerebbe che alla povera ragazza sia stata applicata una sanzione non solo sproporzionata, ma certamente non prevista dalla legge. E come scrive Giuseppe Cassia nel suo articolo, se fosse applicato questo metro di giudizio a tutti gli automobilisti che incappano in un tamponamento, “la nostra diventerebbe una immensa isola pedonale perché starebbero tutti a piedi con la patente ritirata”.
Ci sia permesso dunque di tirare le somme. Vogliamo pensare che alla base dello sproporzionato (e forse errato) provvedimento preso dai “zelanti agenti” della polizia municipale vi sia stata probabilmente una svista. Vogliamo essere certi che vi sia stata buona fede in tutto ciò. A fare difetto forse una sufficiente dose di buon senso e pragmatismo al cospetto di una giovane donna che solo per caso risponde ai canoni della migrante di colore con tanti problemi, ma non certo a quelli di un pericolo delinquente, né tanto meno ad una pirata della strada. Quella giusta dose di buon senso e pragmatismo che avrebbe evitato il nostro intervento, il costo della carta bollata e lo stress ad una giovane ragazza madre a cui non mancano certo motivi di preoccupazione.
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