[vc_row][vc_column][vc_column_text]
Il semplice fatto che io abbia decretato di voler concedere alla mia indipendenza l’opportunità di poter essere il cardine della mia vita, discende dalla personalissima convinzione che in fondo in fondo Cenerentola fosse una grandissima ipocrita con un gran “culo”
[/vc_column_text][vc_text_separator title=”di Federica Capodicasa”][vc_column_text]L’origine dei cosiddetti mali della donna, a partire dalla perfidissima ritenzione idrica, per finire con la malefica sintomatologia premestruale, con tutti i suoi annessi e connessi, è decisamente da ricercarsi nella sindrome da Cenerentola.
Il caro buon vecchio zio Walt, con la sua malsana idea di trasformare una storia apparentemente normale e a tratti un po’ noiosa, nel database da cui, dai tre anni in avanti, ogni bambina attinge consapevolezze e aspirazioni, non ha fatto altro che abbattere gli ideali indipendentisti di quest’ultime, inducendole negli anni a trasformarsi in candide vergini da focolare domestico al servizio di uomini un po’ lagnosi dentro scarpe sporche e calzini bucati.
Per quanto mi riguarda il semplice fatto che io abbia decretato di voler concedere alla mia indipendenza l’opportunità di poter essere il cardine della mia vita, discende dalla personalissima convinzione che in fondo in fondo Cenerentola fosse una grandissima ipocrita con un gran “culo” (Pretty Woman docet!) e un trentacinque di piede. Vogliamo parlare del fatto che era una schiavista senza scrupoli? Uccellini e topi assoggettati ai suoi voleri e obbligati ad ascoltarla stornellare, costretti a quotidiane levatacce solo per rifarle il letto, farle fare la doccia e acconciarle i capelli piuttosto in malo modo.
Aggiungerei falsa nel suo affannarsi a liberare un topolino rimasto incastrato in una trappola che, in considerazione del fatto che né le sorellastre, né la matrigna si sarebbero mai abbassate fino in cantina, non poteva che aver piazzato lì soltanto lei. Arrogante (non bussava mai!), presuntuosa, ma soprattutto ladra! (Ma, insomma, gli fai il bucato quattro volte al giorno, gli rifinisci pure le asole e non ti accorgi che sciarpa, nastro e collana sono di proprietà delle tue sorellastre? E poi piangi perché ti fanno brutto!) Eppure, anche Cenerella, come noi tutte del resto, aveva il suo fido e amato angelo custode, quello che ti prende per mano quando stai male e ti risolleva il morale e, considerato che sicuramente ai tempi ancora il negroni, la nutella e la psicanalisi, non esistevano, lei affidava le sue paranoie alla sua madrina, la fata Smemorina.
Militante dell’arrivismo più sfrenato, era anche un po’ fessa, visto che non ha riconosciuto il principe nemmeno dopo aver ballato con lui e, infine, tiratardi.
Cenerentola l’infingarda, nonostante tutto, è riuscita ad accaparrarsi il suo premio solo grazie a un pregio puramente fisico (perbacco Walt!) sbaragliando le concorrenti che, nella storia originale, si tagliano addirittura le dita dei piedi e i talloni per entrare in quella cavolo di scarpetta che non era nemmeno di cristallo ma (giuro!) di pelliccia di scoiattolo.
E allora qual è l’insegnamento? Cosa c’è di dissimile tra Walt Disney e Maria De Filippi? Entrambi ci dicono che per conquistare un principe (o un tronista che sia) basta esporre una o più doti fisiche e che, se non le si possiede, poco importa, tanto non sarà sufficiente neppure mozzarsi un dito del piede.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]Leggi anche
Donne e sport, successi e fallimenti
Il cult movie – Baby boom, paradigma delle “femmine” che si rialzano
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]