Aggiornato al 03/04/2021 - 09:39

Lo scoglio bucato

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[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”U fattu è nenti: è comu si cunta”][vc_column_text]Arrivano momenti in cui mettiamo i ricordi, le collezioni, gli hobby e le nostre piccole manie dentro uno scatolone. Che siano i vecchi trenini elettrici, i fumetti di Asterix o la collezione di conchiglie, arriva il momento in cui non abbiamo più un tempo ed uno spazio. Ed allora conserviamo, nella consapevole, inutile speranza che tornino ad esserci un nuovo tempo ed un nuovo spazio.

Quel che non sappiamo è che quel conservare non serve ad altro se non a che qualcuno, un giorno, ritrovi in quello scatolo la nostra anima.

Abbiamo certezze che ci sembrano incrollabili. Luoghi e persone che costituiscono inattaccabili punti di riferimento.

Mio padre era una roccia.

C’era una roccia di fronte alla spiaggia bianca, che tutti amavamo “Lo Soglio Bucato”.

Nessuno si domandava perché fosse bucato. Ci bastava sapere che era lì, testimone inconsapevole del nostro entusiasmo giovanile.

Se si guardava il corpo aggraziato di una ragazza, sullo sfondo c’era lui: lo scoglio.

Se si passeggiava sul bagnasciuga chiacchierando con l’amico del cuore, sullo sfondo c’era lui: lo scoglio.

Se si giocava a calcio sulla battigia, col portiere immerso in acqua sino al busto, per rendere spettacolari i tiri e le parate, sullo sfondo c’era lui: lo scoglio.

Chi se le ricorda le battaglie in acqua, con le ragazze sulle spalle, nella nemmeno velata intenzione di un eccitante contatto. E sullo sfondo c’era lui: lo scoglio.

E la sera, col falò sulla spiaggia, quando ti allontanavi un po’ più in là, dove ancora si toccava, per fare l’amore con lei; la luna si specchiava nel mare provocando migliaia di piccoli riflessi fluorescenti, sullo sfondo c’era lui: lo scoglio.

E le corse sulla sabbia; e poi a nuoto, avanti e indietro, fino allo scoglio bucato.

Cos’era quello scoglio? Un testimone, un muto osservatore della nostra adolescenza?

Partono così le mie fantasie, le mie illusioni, le mie riflessioni oniriche, verso un simbolo della mia generazione, della mia giovinezza.

Quello scoglio era il monolite che percorre le ere e che accompagna l’Umanità attraverso la sua storia e la sua evoluzione?

Mi illudo, forse, che fosse il punto cosmico di congiungimento tra l’antica e la nuova condizione umana?

C’era in lui la forza degli antichi e nuovi alchimisti? La Pietra Filosofale, in grado di tramutare i metalli vili in oro? E l’uomo nell’oltreuomo di Nietzche?

Il superamento, l’oltrepassaggio della nozione di uomo. La differenza tra il nuovo tipo di umanità di là da venire, annunciato da Zarathustra, e l’uomo mediocre del presente.

“Ahimè, uomini, nella pietra dorme un’immagine, l’immagine delle mie immagini!”

Il mondo materiale abbonda di proiezioni di un segreto psichico, che nei tempi antichi gli alchimisti ricercavano come un segreto della materia, e che gli uomini di oggi si illudono ancora di trovare.

…AZZ!

Non venivo più su questa spiaggia da almeno vent’anni.

Ho rivisto quella che ci faceva impazzire tutti, ai tempi del liceo. Inseguiva un bambino pestifero. Si trascinava dietro almeno venti chili in più. E pensare a quanti “desideri e pensierini” le abbiamo dedicato, nella solitudine della nostra stanzetta…

Ho rivisto il bello della Piazza. Panza da ragioniere e calvizie imbarazzante. Con l’occhialetto da presbite, leggeva la Gazzetta stravaccato pesantemente sulla sdraio, mentre la moglie ingurgitava il classico panino con la cotoletta.

E poi l’ho visto: lo scoglio. Anzi, non l’ho visto.

Non era più “bucato”. Semplicemente, non era più Lo Scoglio.

La roccia non era più roccia.

Il monolite non è più monolite.

L’uomo è polvere, non è roccia.

E nemmeno la roccia è roccia.

Nemmeno l’uomo che per me è sempre stato una roccia è roccia: è semplicemente uomo.

Nel mio garage ci sono gli scatoloni in cui giacciono impacchettati i suoi hobby e le sue manie. Inscatolati nella speranza di ritrovare, chissà, un tempo ed uno spazio.

Ed è lì che ritrovo la sua anima.

Così, per oggi mi abbandono a piacevoli ricordi.

Da domani tornerà il dolore.[/vc_column_text][vc_text_separator title=”Valerio Vancheri”][/vc_column][/vc_row]

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