Aggiornato al 31/07/2024 - 12:41
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Tutti contro i gestori

Balneatori “sotto accusa”, ma Miceli non ci sta: “Serve equilibrio e buon senso, imprese indispensabili per il Paese”

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Quando l’argomento del giorno diventano le concessioni per i lidi balneari, l’opinione pubblica e per certi versi la politica sembra voler a tutti i costi danneggiare il settore, ritenuto oltremodo redditizio a scapito della cittadinanza

Gianpaolo Miceli, coordinatore regionale per la Sicilia dei Balneatori CNA tiene però a spiegare che le cose non stanno realmente in questo modo.

D: Gianpaolo Miceli, lei rappresenta insieme al presidente regionale gran parte dei balneatori siciliani. Perché secondo lei la categoria è spesso oggetto di astio da parte dell’opinione pubblica?

R: Penso che la situazione attuale sia il risultato di due fattori principali. Il primo riguarda una minoranza di operatori balneari che, nel tempo, hanno adottato atteggiamenti e comportamenti sbagliati nell’uso di una risorsa pubblica. Questo riguarda sia il modo di relazionarsi con la clientela, sia la gestione delle strutture e l’impatto che queste hanno sul demanio. Tuttavia, si tratta di una minoranza. Il secondo fattore è una convinzione errata nell’opinione pubblica, alimentata anche da una cattiva informazione. Non parlo necessariamente di un’informazione costruita ad arte contro la categoria, ma di una generale mancanza di conoscenza. Le norme, infatti, sono sempre state mal strutturate e non si è mai avuto il coraggio di creare una normativa chiara e univoca per tutto il territorio nazionale. Di conseguenza, l’operatore balneare viene spesso visto come un usurpatore di un bene pubblico, percepito come un arricchimento indebito a discapito della popolazione. In realtà, lo stabilimento balneare qualifica l’offerta turistica del nostro paese e migliora anche l’esperienza dei residenti. Questo rapporto si è incrinato a causa di un approccio errato che ha iniziato a dipingere gli operatori come approfittatori. Inoltre, c’è un maldestro tentativo di fare i conti in tasca agli operatori, ignorando le tasse e i costi che devono sostenere. Alla fine, i loro utili sono paragonabili a quelli di altre imprese. Non dimentichiamo che i balneari garantiscono molti servizi che il pubblico non potrebbe fornire, come i salvataggi in mare effettuati dai bagnini degli stabilimenti. Questi sono solo alcuni dei vantaggi derivanti dalla presenza di stabilimenti balneari, che contribuiscono anche a ottenere riconoscimenti come la Bandiera Blu, non solo per la qualità dell’acqua, ma anche per i servizi offerti. La politica dovrebbe creare un quadro normativo chiaro per evitare scontri e contenziosi, come quelli ingenerosi visti a Siracusa sull’Arenella.

D: Ogni anno si legge sempre la polemica legata al presunto divieto di ingresso di borse termiche nei lidi privati. In realtà, sappiamo che non c’è alcun divieto in tal senso, ma solo un invito a comportarsi con responsabilità. Possiamo tranquillizzare tutti dicendo che un panino e una bottiglietta d’acqua non possono essere oggetto di divieto in nessun caso?

R: Anche qui, la parola d’ordine è equilibrio. È sbagliato che alcuni operatori vietino tutto. Un esempio potrebbe essere quello delle persone celiache che spesso non trovano strutture attrezzate per le loro esigenze. Non è corretto vietare tutto, ma è importante mantenere il decoro e la comprensione di uno stabilimento. Non si può pretendere di andare al mare senza consumare nulla, ma allo stesso tempo non è giusto che i gestori vietino l’introduzione di qualsiasi cibo o bevanda. È una questione di buon senso. Portare una vaschetta di frutta, un panino o una bottiglietta d’acqua non è assolutamente sbagliato. Serve equilibrio e buon senso da entrambe le parti.

D: Le concessioni sono un tema caldo. Alcune famiglie hanno investito il loro patrimonio per allestire lidi completi. Davvero il disprezzo per la categoria fa sì che parte della politica ambisca a mortificare questi investimenti, rimettendo tutte le concessioni all’asta?

R: Questa domanda è la più complessa, perché evidenzia l’imbarazzo di discutere di un paese che non ha il coraggio di guardare oltre le prossime elezioni. Questo vale per tutte le rappresentanze che si sono susseguite negli anni. Non si riesce a prendere decisioni lungimiranti perché si teme di perdere consenso. La soluzione sarebbe sedersi con una mappatura seria alla mano e dialogare con Bruxelles su due aspetti: la peculiarità unica dell’Italia nel contesto comunitario e la garanzia della trasparenza e della competitività. Dove non c’è competizione, è giusto prevedere procedure selettive. Non capisco perché si debba buttare via una storia imprenditoriale, economica e sociale. La maggior parte delle imprese balneari sono a conduzione familiare e non costituiscono un cartello. Chi afferma il contrario sa di mentire. Gli operatori sono spaventati e hanno smesso di investire. Serve una prospettiva chiara, inequivocabile, duratura e definitiva. Altrimenti, rischiamo di mortificare un altro segmento economico del paese, con tutte le conseguenze negative che questo comporta.

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