Aggiornato al 12/02/2025 - 12:53
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“Ecogiustizia Subito” in Sicilia: protesta per le bonifiche nel S.I.N. di Priolo

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Flash mob e assemblea pubblica per chiedere interventi urgenti nel polo petrolchimico di Siracusa

Ad Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa si è svolta la quarta tappa della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito: in nome del popolo inquinato”, promossa da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera. L’obiettivo è sollecitare le istituzioni a intervenire con urgenza nel Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) di Priolo, da anni in attesa di bonifiche e riconversione industriale.

Dopo più di venticinque anni, oltre il 90% delle sue aree (a terra e a mare) sono in attesa di bonifiche e di impegni concreti per la riconversione industriale, nonostante 178.651 cittadini abitino in zone a rischio sanitario elevato”, denunciano le associazioni. “L’ennesima storia di promesse mancate, ritardi burocratici, tempi incerti e fondi bloccati”.

Questa mattina, gli attivisti hanno organizzato un flash mob davanti al depuratore IAS di Priolo Gargallo, al centro di polemiche per il suo impatto ambientale, mentre nel pomeriggio si è svolta un’assemblea pubblica ad Augusta, con la presentazione del Patto di Comunità per sollecitare interventi concreti.

Le richieste delle associazioni

Le associazioni hanno individuato quattro priorità d’intervento, elencate nel Patto di Comunità presentato durante l’incontro:

  1. Accertamento dell’inquinamento e ripartizione dei costi della bonifica secondo il principio “chi inquina paga”.
  2. Bonifica immediata delle aree più contaminate, come l’ex impianto Cloro-Soda e la relativa falda.
  3. Efficientamento del depuratore IAS con i fondi del PNRR, per evitare ulteriori danni ambientali.
  4. Riconversione industriale del polo petrolchimico, favorendo le energie rinnovabili e la creazione di nuovi posti di lavoro.

L’emergenza ambientale e sanitaria

Secondo i dati del Ministero dell’Ambiente, dal 1998 a giugno 2024 sono stati bonificati solo il 2,2% delle aree terrestri e il 2,1% di quelle marine. Il restante 90% del S.I.N. resta altamente contaminato da amianto, diossine, PCB, metalli pesanti e solventi.

L’impatto sulla salute è preoccupante: il Rapporto SENTIERI ha rilevato un eccesso di tumori polmonari, mesoteliomi e malattie respiratorie legate alle emissioni industriali. “Non possiamo permettere che il diritto alla salute e alla giustizia ambientale restino lettera morta”, affermano le associazioni.

Il caso della “pioggia oleosa”

Un episodio emblematico della crisi ambientale nella zona è stato l’incidente dellagosto 2024, quando un’anomalia nell’impianto di raffinazione ISAB Sud ha provocato la fuoriuscita di 17 tonnellate di idrocarburi, contaminando i centri abitati vicini. L’impianto è stato posto sotto sequestro, ma ha ripreso l’attività poco dopo. Sull’accaduto è stata presentata un’interrogazione al Parlamento europeo.

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