Aggiornato al 06/02/2021 - 17:59

Il Simulacro di Santa Lucia

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[vc_row][vc_column][vc_text_separator title=”“Sarausana jè“ a cura di Pucci Piccione “][vc_single_image image=”8706″ img_size=”large” css_animation=”fadeInRightBig”][vc_column_text css_animation=”fadeInUp”]Papa Benedetto XVI ha spiegato che “ le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch’esse annuncio evangelico ed esprimono lo splendore della verità cattolica, mostrando la suprema armonia tra il buono e il bello, tra la via veritatis e la via pulchritudinis ”.

E’ fondamentale ricordare che le immagini sono sempre oggetti materiali e che le preghiere e gli atti devozionali sono sempre rivolti alla realtà che in esse viene riprodotta.

Il Concilio di Trento, nel 1563, approvò il culto delle immagini ed anche nella nostra realtà territoriale, grazie all’opera fondamentale dei Gesuiti ed in particolare di padre Bartolomeo Petracci, verso la fine del XVI secolo, iniziò a diventare sempre più urgente la necessita di una nuova statua processionale di Santa Lucia e di una cassa che potesse contenere il corpo che si trovava dal 1204 a Venezia.

Nel 1541 il Vescovo Girolamo Beccadelli Bologna aveva costituito, con il compito di occuparsi del culto a Santa Lucia, l’ufficio dei Procuratori di Santa Lucia, successivamente Deputazione della Cappella di Santa Lucia, che, con l’aiuto dei Gesuiti, iniziò a rivedere la struttura e l’organizzazione della festa della Patrona.

La capacità persuasiva e la costanza di padre Bartolomeo Petracci riuscì ad incidere sul Senato Siracusano che nel 1598 affidò alla bottega palermitana di Pietro Rizzo la realizzazione della statua in argento.

La statua venne realizzata nel 1599, come è riportato sul lembo del manto di Santa Lucia e, considerato l’alto costo, con deliberazione del Senato Siracusano del 19 agosto 1600, venne approvata una imposta straordinaria per provvedere ai festeggiamenti per l’arrivo dell’immagine di argento della nostra Patrona.

La statua è alta 1,54 mt. e rappresenta una immagine di Santa Lucia in movimento con il piede destro che si allunga come ad ipotizzare il cammino della Santa Patrona per le strade della città.

Padre Bartolomeo Petracci, nel 1605, riuscì ad ottenere dalla Cattedrale di Bari alcuni frammenti di costola che furono collocati in una teca sotto il collo caratterizzando la statua come un reliquiario.

Nel Simulacro, inoltre, nel corso dei secoli, sono stati collocati la corona, la tazza con gli occhi, il pugnale infisso nel collo, la palma; sono state incastonate quasi mille pietre preziose, due cammei di età ellenistica, una croce in brillanti di Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta, la croce pettorale dell’Arcivescovo Giuseppe Amorelli, morto il 13 dicembre del 1840.

La realizzazione della cassa argentea comportò maggiori difficoltà e, soprattutto, costi ed infatti il Vicerè di Sicilia, nel 1611, autorizzò i Procuratori di Santa Lucia ed il Senato Siracusano a “ fondere et reducere im massa ” delle vecchie monete “ ad effetto di fabbricarse et finirsi una cascia di argento quali molti anni sono si havi incominciato senza mai potersi dare il compoto del denaro necessario a tale effetto ”.

Il Simulacro nella sua interezza venne solennemente benedetto ed esposto al pubblico nel 1618 sotto l’episcopato del Vescovo Giovanni Torres.

La cassa, a base rettangolare, è lunga 1,75 mt ed ha una profondità pari a 1 mt. e negli angoli, rafforzati da pilastri in argento, sono state realizzate otto nicchie con statue di vescovi mentre lungo i fianchi sono collocati sei pannelli che rappresentano episodi della vita di Santa Lucia.

Il pannello frontale, dove è collocata una chiave per l’apertura dell’urna, rappresenta l’episodio del seppellimento di Santa Lucia e riproduce la tela che, nel 1608, Caravaggio realizzò nella Basilica fuori le mura mentre gli altri pannelli rappresentano Santa Lucia che dona i suoi beni ai poveri, l’interrogatorio di Santa Lucia da parte di Pascasio, il miracolo

delle fiamme, i buoi che non riescono a spostare Santa Lucia e la comunione di Santa Lucia prima della morte.

Gli ultimi quattro pannelli presentano caratteristiche diverse rispetto ai primi due e molto probabilmente risalgono ad una più antica cassa reliquiaria.

L’intera opera, nel complesso, compresa la sottocassa, raggiunge l’altezza di 3,70 mt.

Non è ancora chiaro se l’opera venne originariamente progettata come un’opera unica o se la realizzazione della cassa venne pensata in un secondo momento; sul punto, dalla ricerca archivistica stanno emergendo elementi di particolare interesse che sono oggetto di approfonditi studi.

Nella cassa sono stati collocati dei vasi di fiori agli angoli superiori con mazzi di spighe, e la guarnigione borbonica ebbe a donare, nel 1848, una trofeo come ringraziamento alla Patrona.

Nel sottocassa sono collocate quattro aquile raffiguranti lo stemma della città.

E’ un’opera viva e che si rinnova, con armonia ed eleganza, nel corso dei secoli grazie alla devozione del popolo siracusano che è stato sempre generoso verso la propria Patrona.

E’ un opera che desta meraviglia e la sua bellezza ha colpito anche Giovanni Paolo II che, durante la visita a Siracusa, prima di soffermarsi in preghiera dinanzi al Simulacro ebbe a pronunziare, subito dopo averlo visto, “ mirabilia ”, come mi è stato raccontato dall’avv. Antonio Bandiera, precedente Presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia.

E sono personalmente testimone della forte emozione di un grande regista di fama internazionale come Davide Livermore, persona di grandissima sensibilità, quando ebbe a vedere, per la prima volta, il Simulacro durante i lavori di pulizia che Francesco Bruno, erede di una grande famiglia di orafi, esegue poco prima delle feste di dicembre e di maggio.

Ho avuto anche l’onore, durante i lavori di restauro del Simulacro nel periodo della prima emergenza Covid 19, di vedere il volto di Santa Lucia senza la corona nella sua semplicità.

E’ il volto di una ragazza, di una bella ragazza, con una lunga treccia bionda.

Pietro Rizzo, autore del Simulacro, era certamente ispirato quando ebbe a realizzare il Simulacro e sicuramente, conoscendo la storia di Lucia, pensava proprio ad una giovane e non ad una regina.

E’ riuscito a realizzare un’opera che non è soltanto un capolavoro dell’arte ma, soprattutto, è il simbolo di una città, l’elemento identitario, un vero e proprio invito alla preghiera, il segno visibile del mistero del regno del Signore.

E’ dovere di tutti i siracusani custodire come un proprio bene il Simulacro della nostra Patrona Lucia.

 

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